Senza
pietà, e senza neanche molto ingegno, o applicazione: è l’Europa democristiana
che ha creato il caso Grecia e tiene il continente in affanno, politico e per
molti anche economico. Da Angela Merkel a Samaras, passando per la galassia
tedesca, per quella iberica, e per i governi democristiani di Napolitano,
camuffati da tecnici, Monti, Letta, Renzi. Di una componente, cioè, che si
vuole fondatrice, anzi l’unica, del progetto europeo – Adenauer, Schuman, De
Gasperi. Ma con l’esito di infuriare il Vaticano, per il quale l’Europa unita
resta il pivot di ogni politica,
anche in questo papato terzomondista di Bergoglio.
L’esito,
a giudizio del Vaticano, è un’Europa senza barra di direzione. Col rischio concreto
di legittimare movimenti eversivi e antisociali.
Sulle
cause, però, c’è Oltretevere incertezza. È il deficit di una classe politica,
quella raccolta – sia essa consenziente o antipatizzante (Renzi, per esempio) –
attorno alla cancelliera venuta dall’Est? Il deficit di un progetto – l’euro,
la costituzione, la federazione? O l’incapacità - svanita la minaccia
totalitaria: l’’insorgenza nazifascista e la sirena comunista – di governare
l’opinione, di canalizzarla? Che la fobia greca sia stata alimentata dalla Cdu,
il partito di Angela Merkel, non fa dormire i monsignori.
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