I giudici napoletani hanno deciso
politicamente, ma gli argomenti dei legali di De Luca contro la legge Severino
erano inoppugnabili. La legge discrimina i termini per la sospensione o la
decadenza tra parlamentari e consiglieri regionali. La legge pretende
applicazione retroattiva. Due assurdità. Due “reati” commessi da un grande
avvocato, al cui nome s’intesta la legge, ministro di Monti. Quanti guai hanno
combinato gli osannati “tecnici” in Italia, è da non credere. Ma.
Ma la legge è di un governo voluto e protetto dal presidente della Repubblica Napolitano, “il primo comunista
presidente della Repubblica”. Ed è stata votata da Berlusconi, che ne sarà la prima – e
quindi ora l’unica – vittima. Oltre la “tecnica” scadente, anche in campo
giuridico in aggiunta a quello economico, questo governo Monti cos’altro aveva
dietro – sotto, sopra - che lo ha reso così disastrosamente necessario?
Avendo
riguardo alla comune cittadinanza dei protagonisti, la ministra, i ricorrenti,
i giudici, il giustiziere anticorruzione, si sarebbe tentati di dirla una giustizia alla napoletana,
dell’essere, non essere e può essere, dei “paglietti”
principi del foro - la severa Severino è avvocatessa principessa. Ma, poi, la
legge è stata applicata una sola volta, dal presidente del Senato Grasso. Che è
invece palermitano, ed è un Giudice Capo, di questo e di quello. E uno non sa che
pensare. Contro il fondamentale principio della irretroattività della legge.
Grasso non lo conosce?
Grasso
è un politicante - ha fatto sanzionare Berlusconi a scrutinio palese mentre il regolamento del
Senato voleva lo scrutinio segreto, la famosa orrenda giustizia ad personam - e questo è tutto. E i giudici che danno ragione a De Magistris
e De Luca?
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