mercoledì 29 luglio 2015

Ombre - 277

Il Senato ha negato l’autorizzazione a incarcerare il senatore Azzollini, l’ex sindaco di Molfetta. È da un paio d’anni che la nega, ma ora è definitivo. E adesso la Procura di Trani che fa? Che altro ha da fare, cioè.

Aspettando di carcerare Azzollini, Trani aveva puntato le società di rating, Standard & Poor’s, etc. Lodevole occupazione del tempo libero. Ma senza esito, sono ormai anche qui anni:  gli Stati Uniti non obbediscono, indisciplinati. La Procura di Trani una sola utilità ha, come fondale per “Il Giudice Mastrangelo”. Che eprò non si fa più.

“Troppo affollato, non salgo”, una signora lamenta all’arrivo dell’8 a Roma. Mentre c’è posto come ce n’è sempre stato, né poco né molto, ma il mezzo è ora pulito, sembra lucidato, e refrigerato. Si entra a Roma dopo i tg e i giornali con sorpresa. Non c’è nemmeno la spazzatura delle foto. Ma le signore non salgono perché tg e giornali le hanno condizionate: c’è l’apocalisse.

C’è un’offensiva del Pd contro il “suo” sindaco di Roma Marino. Ma dopo che i giornali l’hanno scatenata. I giornali romani appartengono a immobiliaristi, che fanno affari soprattutto col Comune. Marino intende mettere ordine in questi affari - appalti, affitti e costruzioni - e l’attacco è spietato. Una miniera per giornali e tg del Nord, e così l’offensiva si autoalimenta.

Se si arriva a Roma da Milano la sorpresa è sconvolgente. Milano, che ha fatto di Roma un’ossessione, da mesi, ogni giorno, è sporca, congestionata, e ha un’Expo, che ci è costata qualche miliardo (impossibile saperlo), ridotta a sagra multipla di finger food. Insomma di frittelle.

Se il “Corriere della sera” paga un otto  per cento e la banca non guadagna abbastanza, la colpa è del “Corriere della sera” o della banca? Per l’8 per cento il signor Thohir è partito dall’Indonesia, una lunga cavalcata, per assumersi i debiti dell’Inter. Altrove evidentemente non guadagna tanto.

“Essere francese non è reato”: formidabile titolo di “La lettura” a Stefano Montefiori che intervista lo storico Patrick Weil sull’integrazione etnica.

Il primo giudicato della famiglia viene assolto perché “il fatto non sussiste”: i Ligresti non derubavano la Sai e non bancarottavano. Come non detto? Abbiamo scherzato? No, la Sai doveva passare di mano, via Mediobanca, a Unipol-Lega delle Cooperative  – che da allora è regina di Borsa. A basso prezzo. 

Donato Masciandaro sul “Sole 24 Ore” denuncia anche lui come Fubini (v. sotto) un attentato all’euro appena sventato. Ma, a differenza di Fubini, non dice il colpevole. Non sarà mica Schaüble?

Hanno buttato giù il sindaco imposto da Renzi, Sara Biagiotti, ma i ribelli di Sesto Fiorentino non scappano via, restano nel Pd. Per Renzi una sconfitta doppia. In effetti, è il principio di una vera opposizione ai suoi metodi spicci, anche nel partito.

A Firenze la violenza sessuale continuata di sei ventenni su una loro “amica” è colpa di lei, che
già prima era andata a letto con qualcuno di loro. A Bergamo Bossetti ha ucciso Yara perché sua moglie aveva l’amante, e anzi vorremmo vedere le foto di qualche amplesso in Tribunale. Non sono caprici dell’estate calda, sono il modo d’essere dei giudici italiani, caldi malgrado il caldo.

La Grande Riforma della scuola sarà l’assunzione dei precari, con venti e trent’anni di servizio. Già Letizia Moratti voleva assumerli, quindi quasi quindici ani fa. Poi Gelmini, quindi quasi dieci anni fa. E sempre i sindacati si sono opposti, come ora si oppongono. A che, perché?

Si fa supporre che stabilizzare il precariato costa. Mentre è vero il contrario, il precario costi più dello stabilizzato.

Federico Fubini prende a partito i Nobel per l’economia che si sono schierati per la Grecia. Fanno parte, dice, di qualche complotto contro l’euro. Leggere per credere:
E non lo pagano per questo, sembra che lo pensi veramente.

Matrimonio a Sarzana, La Spezia. Lo sposo è il sindaco. La sposa è dirigente del Porto di La Spezia. Raffaella Paiva, candidata sfortunata alla presidenza della Regione, è presente col marito, presidente del Porto di Genova. Foto sono di gente tranquilla, ma l’odore di nomenklatura è forte: di politici che cercano e hanno posto - altri invitati ce l’hanno di minor prestigio.

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