Supplisce
con la presentazione, che è forse l’unico saggio sistematico in argomento.
Partendo da Leopardi, che esordì scettico e finì sognatore e magnificatore dei
sogni, delle illusioni. Si scopre così che l’oniromanza e l’onirocrtitica sono
antiche e antichissime, e vanno insieme: chi ci crede e chi no, chi cerca di spiegarseli.
Ce ne sono
di importanti in Lucrezio e Petronio. In Platone c’è l’antica pratica sumera
della incubazone La cristianità recepisce il sogno e lo avversa,
alternativamente. Come sant’Agostino. Tertulliano, nel “De Anima”, e il vescovo
di Cirene, Sinesio, se ne occupano in profondità. Poi si fa un concilio ad
Amira, nel 314, per condannarli. Poi si “aristocraticizza”: sognano bene i
potenti e i santi. Ma valgono ancora le interdizioni papali e di Isidoro di Siviglia.
Fino all’insorgenza dell’“uomo nuovo” nel secolo XII: Alberto Magno, padre dello Scolastica, lo
“desacralizza” e “democraticizza”, anzi gli dà statuto scientifico, nel “De
Somno et Vigilia”. Recuperando l’approccio scientifico (numerologico, astrologico)
degli arabi. Fino all’ennesima condanna, nel 1277 a Parigi, da parte dei
canonici agostiniani. Poi s’impone la laicizzazione del fenomeno – specie con
lo studio di Girolamo Cardano, pieno Cinquecento, “Sul sonno e sul sognare”.
Che è diventato soprattutto narrativo, a partire da Dante, e a seguire
Boccaccio, Sacchetti, Shakespeare, Calderòn. tra i tanti. Cartesio troverà in
sogno il “metodo”. Il Settecento sarà scettico anche sui sogni: Voltaire,
Muratori, il primo Leopardi. L’Ottocento lo celebra in ogni forma, fra
romanticismo e simbolismo, da Novalis a Borges.
Lorenzo
Tinti, a cura di, Il sogno dalla Genesi
a Umberto Eco, Lorenzo Barbera Editore, remainders, pp. 130 € 3,45
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