Implacable
con i greci, il “Corriere della sera” rischia in proprio un sorta di “Corrierexit”
– o meglio di Rcexit, poiché coinvolge anche l’altra corazzata del gruppo
editoriale Rcs, la “Gazzetta dello sport”: il fallimento. Sembra impossibile, i
due quotidiani sono una miniera, ma a venti giorni dalla scadenza del 10 agosto
per la rimodulazione del debito, le condizioni delle banche creditrici non si
ammorbidiscono.
In
teoria tutto è già definito. Rcs ha un debito di circa 600 milioni, che aveva
denunciato ai creditori non rimborsabile. In crescita da un paio d’anni da 470
a 530 milioni, e negli ultimi dodici emsi a circa 600. Un mese fa un preaccordo
aveva stabilito le linee di un consolidamento, cifrandole anche, ma non se ne è
fatto nulla. Si tratta di un secondo, o ennesimo, preaccordo: quello
precedente, del giugno 2014, ha visto l’editrice insolvente. A opera degli
stessi amministratori in carica oggi.
Le
banche creditrici sono a vario titolo (azioniste, ex, prossime) vicine a Rcs,
ma non, evidentemente, alla sua migliore gestione: Mediobanca, Intesa,
Unicredit, BnpParibas, Popolare di Milano. Il preaccordo peraltro è severo: c’è una limatura dello spread sull’euribor, mediamente di 40
punti base per le varie categorie di indebitamento, che sembra molto ma non lo,
lo spread si aggira sempre sui 400
pb.
Sui
tassi Rcs non ha alcun potere contrattuale. Mentre è insolvente sul lato
dismissioni. Aveva concordato dismissioni di asset non core business
per 250 milioni entro il 2014. Non ha venduto quasi nulla, e ha avuto a giugno
i termini aggiornati al 30 settembre. Ma per quella data potrà realizzare, al
più, 120-130 milioni, se avrà portato a termine la cessione di Rcs Libri a
Mondadori.
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