Paginate dei giornali locali, da Napoli
in giù, sul piagnisteo di Renzi – “faremo qualcosa per il Sud ma smettiamola di
piangerci addosso. Però: avere miliardi da spendere e non saperli spendere, in
Sicilia, in Campania, in Calabria, anche in Sardegna e in Puglia, questo è un
fatto. Il Sud è in larga misura da molto tempo vittima della sua propria cattiva
amministrazione.
Dunque, un giovane sposo di
Caltanissetta, al termine di una trepida gravidanza della sposina, ha un figlio
“nero nero”. È suo, non è suo? I tempi della gravidanza sono quelli del viaggio
di nozze. Lui aveva un avo nero, lei aveva un avo nero? No, lei non ha resistito
alle grazie di un giovanottone africano in servizio nel resort di vacanza. Che
ne direbbe Riina? Queste cose addolorano i professionisti dell’antimafia. Ma,
certo, la mafia non è tutto – ci sono anche le sposine, in S icilia, che se la
fanno con un bel giovane.
Il mare omerico colore del vino, vecchio
indovinello, ha un’eco in Shakespeare, nell’atto secondo del “Macbeth”, alla
scena seconda. Il re con lady Macbeth evoca, dopo il minaccioso “sleep no more”, “gli innumerevoli mari che invermigliano,
rendendo rosso il verde” (trad. di Giuseppe Costigliola).
Qui si tratta di sangue. Il re evoca con
lady Macbeth i suoi delitti, e dopo lo “sleep no more”, la maledizione dell’ultima
sua vittima, si chiede: “Laverà l’acqua dell’oceano tutto questo sangue dalle
mie mani? No, al contrario le mie mani macchieranno il mare di scarlatto,
facendo rosse le acque verdi”.Però: e se anche il mare di Omero fosse diventato rosso di sangue?
La “donna del Sud” gentile di tanti
libri e film americani è invece forte nel ritratto che Lillian Hellman dedica
alle zie nubili con le quali è cresciuta a New Orleans. In “Pentimento” e in
“Maybe”, due delle quattro memorie semi-autobiografiche, assegna alle zie un
ruolo e una competenza rare, Le insegano a comportarsi “da signora”, ma senza
conformismi. E sono anzi un esempio di contestazione, oltre che di fierezza e
di coraggio,.
“Noi meridionali bianchi”, aveva scritto
Lillian Helliman in “Il tempo dei furfanti”, sulla persecuzione maccarthysta in
America contro i “comunisti”, “cafoni, reazionari e no, siamo tutti tirati su
con al convinzione che sia nostro diritto pensare come ci pare, e andare per la
nostra strada, per stravagante che sia”. È vero, dev’essere un fatto di
meridiani, il compromesso con se stessi oppure no.
Certo, i meridionali italiani non
sarebbero bianchi, ma per il resto.
L’Orientale, l’università di Napoli, si
è gemellata con Shangai. Che ha preso sul serio la cosa e subito ha mandato un costosissimo
e ingombrante Confucio in marmo. S’immagina la capitale del Sud della Cina, e suo
grande porto, all’idea del gemellaggio con Napoli, che nella memoria dell’Estremo
Oriente, quando ancora si viaggiava per nave (anche con la flotta Lauro), fino
ai primi anni 1960, era la porta del’Europa: l’Asia metteva piede in Europa a
Napoli – la città è tuttora popolarissima in Giappone e Cina: le canzoni, i
mandolini, la pizza e tutto. Sorpresa invece e sconcerto all’Orientale. Il montante
e il declinante?
Senza scandalo, questo si legge nel
rendiconto di un Comitato di mobilitazione civile di un remoto paese della
Calabria, uno dei tanti creati nel clima patriottico del \915-18, a chiusura della
sua attività, nel 1919, a proposito di “gran quantità” di fasce e farsetti di
lana, e di calze, inviate al 20.mo Fanteria: “La speciale menzione di questo
reggimento, formato in massima parte da Calabresi, è dovuta al fatto che esso
fu uno dei più duramente provati nei frequenti urti impetuosi e accaniti contro
la soldataglia austro-tedesca, e perché ininterrottamente fu lasciato in prima
linea per ben tre anni”. Non c’era solo la Brigata Catanzaro, che alla fine si
ammutinò – per essere decimata, i sopravvissuti, dai Carabinieri.
C’era il leghismo anche in guerra.
Il
ritorno, triste
Il signor Siciliano, o Calabrese, parte
con la famiglia da Abbiategrasso, fa caldo la non importa, il viaggio è lungo,
mille, millecinquecento chilometri ma non importa, le strade sono intasate, ma
si sa, è la stagione, tutti ci spostiamo, le stazioni di servizio sono sovraffollate,
lunghe code alle casse, per un caffè si può perdere un’ora, si fa la coda alla
traghetto a Villa San Giovani, ma che importa, ormai siamo alla fine del viaggio.
E quando arriva in casa non c’è l’acqua. Bisogna essere previdenti. Bisogna arrivare a casa di giorno – l’acqua la tolgono di notte. Oppure chiedere a un parente, a un vicino, di mettere da parte un po’ d’acqua. Non si potrà fare la doccia, dopo tanto peregrinare al caldo in coda, ma almeno darsi una rinfrescata alle mani sì. La prossima volta bisognerà pensarci. Ma ci sarà una prossima volta? I familiari sono stanchi, e e hano anche ragione.
Non è la sola sorpresa – brutta cioè. E nonostante tutto si torna.
La casa ha bisogno di riparazioni. Se si sta dai parenti, i parenti hanno problemi. Sono gentili e li nascondono, ma è peggio. Soprattutto pesa la mancanza dell’acqua. Di un’amministrazione, per quanto modesta. Per cui incontrando consiglieri, assessori e sindaci, tutti conoscenti e un po’ amici, uno è portato a cattivi pensieri piuttosto che lieti.
Il ritorno è un atto di fede. Si vede che abbiamo bisogno di fede..
Calabria
Calafrika. I giovani di Pianopoli si
fanno il festival ogni anno, cinque giorni di musica, con gli africani, del Nord
e del Sud del Sahara. La Calabria coniugando con l’Africa: Calafrika. Si fa musica
soprattutto, e street art, insomma graffiti. Con molte fotografie, come usa, e
molti convegni. Anche un torneo di calcetto, misto – a razze miste, cioè. Il razzismo
c’è, ma il calabrese non ne ha paura – non lo fiuta, non lo sente. Risponde al razzismo
di cui è vittima con la sfida. Non diretta, indiretta. Senza nemmeno un’alzata
di spalle. A “africano!”, o “saudita!”, saudita e africano due volte.
S’immagini un veneto avventurato a
Pianopoli. È difficile che un veneto capisca – l’ironia è per gli ironici - e
quindi il disprezzo non si disinnesca. Né si può pensare che questi inneschi
siano produttivi di alcunché, a parte il tempo passato insieme. Nn è neppure
una risposta alla Grillo. Ma una forma di compensazione sì: è una scelta.
Meglio un afrikano di un veneto?
È una regione montuosa ma d’estate manca
l’acqua. La ragione è semplice. Gli acquedotti sono degli inizi della Repubblica,
quando l’acqua si usava in casa per bere e cucinare, ci si lavava poco, e i panni
si lavavano al fiume o al lavatoio pubblico. Poi la popolazione si è sfoltita
con l’emigrazione, al Nord e oltralpe, ma ogni casa si è dotata di bagni spesso
doppi, docce, macchine lavapanni, macchine lavapiatti. I consumi di acqua sono
decuplicati? Sono decuplicati, come minimo, gli acquedotti sono gli stessi, i
sindaci di altro si curano..
Il paese aveva due discariche alle due
entrate sulla statale. Che un sindaco infine ha ripulito, sostituendole con i
cassonetti, a cui tutti si sono adeguati. Il successivo sindaco ha introdotto
la raccolta differenziata e tutti si sono adeguati, sembra quasi che non ci sia
in giro neppure una cicca. A volte basta poco.
Si riempiono i paesi ad agosto di
macchine tedesche, nere, cc.1.800-2.000. Sono un must. Di seconda mano, come usa a Milano tra manager e uomini d’affari,
macchine aziendali o importate (mezza Italia serve da seconda mano al mercato
tedesco). Nulla di eccezionale, ma il richiamo è forte con i turchi che
sbarcavano a Cesme dalla traghetto di Brindisi, con macchine naturalmente
tedesche, tornando essi dalla Germania, ma tutte grandi e nere, che prima che
si aprissero i portelloni imponevano la testa bassa alle figlie adolescenti che
avevano impazzato per tutta la traversata, e un fazzoletto quadrato in capo ala
moglie. Questo in Calabria non c’è, la disciplina delle figlie e il fazzoletto.
Però, si può uscire dal fruttivendolo
con sei chili di frutta, prugne claudia, pesche tabacchiere, pesche gialle,
pere coscia, banane, nocepesche bianche piccole, e aver pagato € 5. È un altro
mondo, e anche un’altra economia?
Quattro-cinque km. di spiaggia bianca,
mare cristallino, costoni omerici, dalla foce del Petrace all’Olivarella, e
nessun retroterra, a parte gli ombrelloni: la marina di Palmi, cittadina borghese,
ha un solo albergo, che apre due mesi, un campeggio e uno spiazzo (sul mare)
per le roulotte. Quello che ha creato cinquanta o sessant’anni fa, quando si è
fesa conto di avere un mare molto bello. Lavorare stanca.
Anche la pesca. Si esibiscono ancora in
tv i toponimi e le barche per la pesca del tonno e del pesce spada, ma Scilla, Bagnara, la Tonnara di Palmi, che
se ne facevano la specialità, da tempo non pescano più. Un po’ tutti orgogliosamente
si dicono di famiglia di pescatori, ma nessun pesca, non da ora. Pescano i giapponesi,
che degli scarti del loro sontuoso consumo fanno mercato all’alba, a Vibo
Valentia – poca roba, per lo più alici e sarde, il resto viene dagli allevamenti:
il pesce più pregiato in Calabria è, dopo lo stoccafisso norvegese, il salmone,
che è pure norvegese ma viene bene in allevamento.
L’Osservatorio della ‘ndrangheta, che si
appropria di tutta la sua dotazione, 800 mila euro, senza produrre alcunché non
è male – ci vuole fantasia.
I
veneti sbarcati in Aspromonte
Si celebra in paese sull’Aspromonte,
come un po’ dappertutto, il centenario della Grande Guerra. Discorsi, vecchie
foto, vecchie poesie, canzoni di guerra e di morte, etc. Si scopre nell’occasione
che all’entrata in guerra il paese si era dotato di un Comitato di
mobilitazione civile, per la fornitura di indumenti, generi di conforto, e aiuto
alle famiglie più povere dei mobilitati. Una modesta plaquette, “Resoconto morale e finanziario della gestione”, riporta
tra l’altro: “Con deliberato 7 novembre 1917 si stabilì l’assistenza, mediante
separate oblazioni, ai profughi di guerra con alimenti, indumenti, ricovero e
quant’altro fosse necessario, fin dal loro arrivo, per confortare italianamente
i loro disagi e lenire le loro sofferenze morali”.Questa non l’avremmo mai immaginato, di avere sfamato friulani e veneti. Anzi, di aver lenito le loro sofferenze morali.
leuzzi@antiit.eu
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