Sculetta
come un papero, un colpo in là, uno in qua, dopo aver planato con breve battito di ali verso la sua Caritas del pasto quotidiano. Va come un piedipiatti. Come un
marinaio anche, un animale di mare sbarcato in terraferma, che si aggira tra i
banchi chiusi del mercato, elemosinando resti sfuggiti ai netturbini. Non un
bello spettacolo per un gabbiano di mare, l’occhio si distrae, ed è fatta. Un
piccione imprudente, anche lui in cerca di resti, con un colpo d’ali ha
beccato, lo ha già sventrato col becco acuminato, e se ne pasce avido, delle
interiora ancora vive, palpitanti, boia e cannibale, sotto gli occhi di tutti.
Un rivestimento elegante rammemora di un corpo (un’anima?) brutto
e sporco. Il francese lo chiama mouette,
grazioso. Anche l’italiano non è male. Lo spagnolo meno, gaviota evoca garrota, lo
strangolamento. L’inglese è accorto, che lo avvicina a gabbare: seagull è una sorta di imbroglione di mare.
Mouette
fu una sorpresa: la prima volta che il volatile si segnalò, provocando un
risveglio anticipato all’alba a Calais, fu in modo doppiamente sgradevole, col
suo gracchiare stridulo: sgraziato, cattivo.
Nessun commento:
Posta un commento