lunedì 10 agosto 2015

Il gabbiano predone

Sculetta come un papero, un colpo in là, uno in qua, dopo aver planato con breve battito di ali verso la sua Caritas del pasto quotidiano. Va come un piedipiatti. Come un marinaio anche, un animale di mare sbarcato in terraferma, che si aggira tra i banchi chiusi del mercato, elemosinando resti sfuggiti ai netturbini. Non un bello spettacolo per un gabbiano di mare, l’occhio si distrae, ed è fatta. Un piccione imprudente, anche lui in cerca di resti, con un colpo d’ali ha beccato, lo ha già sventrato col becco acuminato, e se ne pasce avido, delle interiora ancora vive, palpitanti, boia e cannibale, sotto gli occhi di tutti.
Un rivestimento elegante rammemora di un corpo (un’anima?) brutto e sporco. Il francese lo chiama mouette, grazioso. Anche l’italiano non è male. Lo spagnolo meno, gaviota evoca garrota, lo strangolamento. L’inglese è accorto, che lo avvicina a gabbare: seagull è una sorta di imbroglione di mare.

Mouette fu una sorpresa: la prima volta che il volatile si segnalò, provocando un risveglio anticipato all’alba a Calais, fu in modo doppiamente sgradevole, col suo gracchiare stridulo: sgraziato, cattivo. 

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