Si riedita un “classico”, di dieci
anni fa: tre dei racconti del delegato di Pubblica Sicurezza Ricciardi con cui
De Giovanni esordiva nel 2005, “L’omicidio Carosino”, “I vivi e i morti”,
“Mammarella”. Con una nota di Aldo Putignano, “Gli esordi del commissario
Ricciardi”, e una dello stesso De Giovanni, “Io e Ricciardi”. Putignano evoca
McBain e Conan Doyle, ma è una falsa pista. Ricciardi è un eunuco che ha le
visioni: “vede” gli atti di violenza mortali. E dunque i casi si sanno risolti,
l’ingrediente è più noir che suspense. E il noir si riduce all’atto di violenza, in genere un atto di
penetrazione, con punta acuminata. Più del genere horror, anzi splatter. Negli anni 1930, quindi col contorno
scontato delle fascisterie. Anche involontarie – “A 37 anni compiuti
(Ricciardi) non aveva mai avuto una donna”: “mai avuto”, di una donna, non si
diceva nel fascismo?
È sbiadita anche Napoli. Piove
sempre sul delegato e questo è una pennellata di realtà, Napoli è piovosa. Ma
anche qui a modo suo, sempre speciale: “A Napoli piove in orizzontale, quando
lo scirocco ti sputa in faccia”, come se non piovesse “in orizzontale” pure
altrove, il vento è ovunque. E il Gambrinus reale, dove Ricciardi fa tana, è
ben più vivace. Tutti vittime del resto, colpevoli o innocenti.
Maurizio De Giovanni, L’omicidio Carosino, Rizzoli Vintage,
pp. 121 € 7,50
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