Città politica - Altrove, a Parigi, a Londra, a Washington
naturalmente, a Mosca, a Pechino, la città politica è separata e segregata da
quella comune, a Roma no. C'e un quadrilatero, da Largo Chigi e San Lorenzo in
Lucina a piazza S.Firenze e Corso Rinascimento dove si entra e si esce dai
palazzi del governo senza barriere né aree di servitù, e il personale
politico, ministri, parlamentari, collaboratori, ospiti si mescola liberamente
con i passanti, sui marciapiedi, nelle piazze, nelle piazzuole riservate alle loro auto, nei caffè, le librerie, i negozi, i ristoranti. Una promiscuità che sembrerebbe sancire una
sorta di comunanza fra cittadini ordinari e la politica, la quale non si presenta
chiusa negli arcani – i corridoi, i palazzi pasolin-guicciardiniani, le logge
segrete. E invece ne è probabilmente la prima fonte del discredito: il potere
si vuole isolato.
È pure vero che tra i passanti, soprattutto le rigogliose
passanti con alti tacchi incollate all’i-phone, gli accenti padani dominano. Forse
i padani diventano irrispettosi – il “palazzo politico” vuole dire Roma – proprio per questa
familiarità, che pure si godono (i padani non vogliono dover dire grazie).
La città politica romana può cambiare a Roma, anzi è già
molto cambiata, col sindaco Marino. Che ha del potere una concezione sacrale. Non
sembrerebbe, poiché è sempre nella merda. Ma in poco più di due anni non ha
fatto altro: ha voluto monumentali molti posti monumentali, piazze e palazzi.
Cioè vuoti, non vissuti come usava: a Marino piacciono le isole pedonali,
altrove in regresso. Vuoti perfino di turisti – non si ferma nessuno sul vuoto.
Pax americana – Senza l’Europa
non va da nessuna parte. È come dice Kissinger nell’“Ordine mondiale”: senza
l’Europa, gli Usa “diverrebbero geopoliticamente un’isola al largo delle coste
dell’Eurasia, e l’Europa stessa potrebbe trasformarsi in un’appendice della
sfera d’influenza dell’Asia e del Medio Oriente”. Con l’Is alle porta, ecco
perché.
Retribuzioni e reddito – L’ex ministro
del Lavoro e sociologo dell’occupazione Tiziano Treu constata che la nuova
occupazione, conseguente alla globalizzazione e alla delocalizzazione, tende a
privilegiare le capacità intellettuali. Eccetto che in Italia, nota però, dove
c’è solo lavoro non qualificato.
Ancora
un passo e ci si arriverà: la globalizzazione è stata affrontata dall’Italia,
già dalla prima crisi nel 1992, col taglio delle retribuzioni, oltre che con i
massicci licenziamenti (un saldo negativo di 1.700.000 posti di lavoro la Banca d’Italia
conteggiò tra metà 1992 e metà 1994). Ma è questo il motivo primo della crisi
italiana: invece di fare più investimenti in produttività, si taglia. Si tagliano i posti e le retribuzioni. E i tagli
non possono essere una soluzione: un sistema di retribuzioni frenate, bloccate,
comunque diminuite in termini reali, blocca il meccanismo di riproduzione e
ampliamento del reddito.
Sofferenza – Si vuole
abolita. O comunque non si vuole vederla. Le dimissioni di papa Ratzinger non
trovano altra spiegazione - dopo due anni e mezzo - che nell’abolizione della
sofferenza in pubblico, la ragione sarà proprio quella che il papa ha addotto:
una persona che abbia problemi di salute, anche solo di stanchezza, non si deve
mostrare in pubblico. Il papa polacco che invece la sofferenza la testimoniava,
come se portasse la Croce, è stato ed è molto criticato per questo.
Il
papa tedesco risponde a una mentalità forse etnica, del tempo quando i vecchi,
come ha rilevato Vladimir Propp, si esponevano o si uccidevano: dopo i 75 anni non si
fanno in Germania interventi chirurgici o cure di un certo costo - non c’è il
calcolo spesa\aspettativa di vita, che regolava i lager, non ci sono i lager naturalmente, ma è uno dei cardini dell’eugenetica,
la buona morte.
Altrove
si può ancora vedere Franca Valeri sul palcoscenico novantacinquenne e
sofferente. O Albertazzi novantaduenne, anche se faceto e sempre ottimo
dicitore. Ma l’Unione Europea, che prima o poi sarà chiamata a decidere, Non li
abolirà? Non sono nella norma.
Sovietismo – È crollato senza
spargimento di sangue: è per questo che non c’è stata soluzione di continuità,
e tutto continua come prima? In Russia e nei Balcani, ma anche in Italia. A
differenza del fascismo, che si vuole giustamente anatemizzato, il sovietismo
continua. Ma perché non è finito impiccato come il fascismo. Non aveva le
stesse colpe, si argomnenta. Sì, ma ne aveva altre, gravi: diecine di
milioni di morti, nelle campagne, nei gulag, e nei manicomi, molti compagni
impiccati o fucilati, carri armati contro le idee, una serie interminabile di
abiezioni. Ma, a parte Ceausescu, si è dissolto senza morti. E non si è fatto l’esame
di coscienza, semplicemente si è arreso, tal quale. I direttori spirituali sono
gli stessi in Italia oggi come prima della caduta del Muro. Tifano per il
mercato ma sono gli stessi, tutti d’un pezzo, indefettibili.
Unione Europea – Nata nella
guerra fredda, non si ritrova senza. Il progetto non si è aggiustato al crollo
del comunismo, con la ricomposizione della Germania e l’allargamento a Est,
mentre il mondo si globalizzava – la data di nascita della globalizzazione è
Tienanmen, 1989: la consacrazione dell’asse cino-americano avvenne nello stesso
anno della caduta del Muro, sei mesi prima.
L’Unione
è nata in tutti i suoi aspetti, compreso l’euro, allora Sme, prima del 1989. Un
progetto rivoluzionario, senza precedenti storici, un’innovazione totale.
Seppure nell’ambito di un sistema di
difesa militare, la Nato. Che era però anche un progetto di libertà, una difesa
della libertà. La Nato non si è adeguata al crollo del Muro, e l’Unione Europea
neppure, seppure per motivi diversi. Che sono molteplici, ma fondamentalmente
due: l’allontanamento degli Usa dall’Europa, non del tutto ma sensibile, nel
quadro della globalizzazione, e il ritorno della Germania continentale, ripiegata
su se stessa.
L’Unione
si fa, cioè in questa fase non si fa, unicamente tra europei, senza più
coazioni esterne – nell’ultima crisi, la Grecia, il presidente americano ha
avuto problemi a farsi sentire, e comunque il suo intervento era risentito,
anche da lui stesso, come un’ingerenza. Lo sviluppo probabile sta nei limiti
che Kissinger, sempre ne “L’ordine mondiale”, pone – Kissinger che è di
formazione (mentalità) tedesco-europea: “Di quanta unità ha bisogno l’Europa, e
quanta diversità può tollerare?” O meglio, vista la sua lunga storia: “Quanta
diversità l’Europa deve conservare , per ottenere un’unità significativa?”
Una
Ue ripiegata su se stessa Kissinger considera “un vuoto geopolitico”. Vittima
della illusione, a suo dire, che ha perduto la Germania, della “potenza di
mezzo” – o della mezza potenza?
Vandali – “Niente dopo
il trionfo dei Vandali nel Nord Africa romano è sembrato così improvviso, incomprensibile,
e difficile da contrastare come l’irruzione dell’Isis”: si conclude con questo
richiamo sconsolato l’estesa disamina che la “New York Review of Books” fa fare - a un anonimo “specialista del Medio Oriente, ex esponente di un paese Nato” - di
una ventina di libri ultimamente dedicati all’Is. Tutti concordi nel metterne in
rilievo le debolezze: ignoranza, faziosità, strategie militari inconcepibili,
su tre e più fronti di attacco, e l’ostilità generale del mondo islamico
(grandi confessioni, sette, istituzioni,regimi, potentati, Al Qaeda), malgrado
occasionali convergenze. Nonché degli Usa, la Gran Bretagna, la Francia, che
hanno colpito l’Is con attacchi aerei su vasta scala, a nessun effetto pratico,
la Giordania, l’Egitto, la Tunisia. E tuttavia vincente, da un tempo ormai
lungo, su tutti i fronti. Compresa la propaganda, con i 20 mila volontari, in
gran parte dalla Tunisia, forse per il soldo, ma anche dalla Gran Bretagna, la
Francia e il Marocco.
I
Vandali però non avevano contro, per l’appunto, il mondo intero. E non agivano
su un impero solido come quello americano, ma su uno solo nominalmente
imperiale, di fatto, da tempo, sfilacciato, disgregato, abbandonato – procedettero in Libia come su una terra
nullius, benché coltivata e ancora ferace e ricca, di ori, di marmi, costruita,
adorna di molte bellezze architettoniche.
astolfo@antiit.eu
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