Tesson è un viaggiatore simpatico. Surfer,
alpinista, paracadutista in caduta libera - “strana espressione” – come Pitagora,
dice (“voglio abbandonare la terra, questo soggiorno inerte, voglio farmi portare
dalle nuvole”) . Apologeta dell’inutile – la scalata, l’immersione, la sfida. Della
singolarità, che sempre si differenzia. Ma qui si vuole corretto, nel senso
della crisite, di quelli che l’uomo è il cancro della terra, l’autore del “ginocidio”,
e il libro si chiude. Merda all’uomo che la terra infanga – è lui che infanga
la terra? E alla terra che infanga l’uomo? E merda alla merda, no?
Con molte citazioni – il libro è la raccolta di un “taccuino” che Tesson ha tenuto sul mensile “Grands Reportages” dal 2006 al 2014 e di qualche articolo di giornale. Molte di buon gusto. Camus: “Non ci sono limiti all’amare, e che m’importa di stringere male se posso abbracciare tutto?”. Di Whitman: Non ho niente a che fare col sistema, neanche per oppormi” O Antoine Blondin che corregge Darwin (sogno è songe in francese, scimmia è singe): “L’uomo discende dal sogno”. Costante il riferimento a Jünger. Ma anche appropriato, e il libro si riapre.
Del viaggiare – la dromomania – tema della raccolta, Tesson dà anche molte argomentazioni lusinghiere: “Una cortesia alla diversità della natura”, “una dietetica dell’anima e del corpo”, “il viaggio rallenta, ispessisce, densifica il corso delle ore. Intrappola il tempo, è il freno delle nostre vite”. Ma, anche qui, nessuna è persuasiva, non c’è bisogno di dire perché. Il repertorio del viaggiare è immenso, c’è quindi posto per tutto, ma la natura è diversa finché l’uomo la cura. E tuttavia si continua a leggere, l’attesa non cessa, premiata.
Sylvain Tesson, Géographie de l’instant, Pocket, pp.
406 € 7
Con molte citazioni – il libro è la raccolta di un “taccuino” che Tesson ha tenuto sul mensile “Grands Reportages” dal 2006 al 2014 e di qualche articolo di giornale. Molte di buon gusto. Camus: “Non ci sono limiti all’amare, e che m’importa di stringere male se posso abbracciare tutto?”. Di Whitman: Non ho niente a che fare col sistema, neanche per oppormi” O Antoine Blondin che corregge Darwin (sogno è songe in francese, scimmia è singe): “L’uomo discende dal sogno”. Costante il riferimento a Jünger. Ma anche appropriato, e il libro si riapre.
Del viaggiare – la dromomania – tema della raccolta, Tesson dà anche molte argomentazioni lusinghiere: “Una cortesia alla diversità della natura”, “una dietetica dell’anima e del corpo”, “il viaggio rallenta, ispessisce, densifica il corso delle ore. Intrappola il tempo, è il freno delle nostre vite”. Ma, anche qui, nessuna è persuasiva, non c’è bisogno di dire perché. Il repertorio del viaggiare è immenso, c’è quindi posto per tutto, ma la natura è diversa finché l’uomo la cura. E tuttavia si continua a leggere, l’attesa non cessa, premiata.
Il piccolo trattato sul nomadismo,
un riesame critico, a opera di un nomade compulsivo, vale da solo l’attenzione.
O l’elogio delle api, breve, un gioiello. La Russia che lo ha sedotto. Lo Yemen
ricoperto di rifiuti, di plastica. L’Islanda ferace, di intelligenza. Da
scopritore (inventore) dei mondi noti – o l’avventura della geografia, che si
vorrebbe cancellare.
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