Edizione
lusso, con facsimili, di lettere e biglietti indirizzati da Céline a un medio
amico - talvolta indicato in busta come Gentili. Un ritrovamento, e per questo
una celebrazione.
Non molto
di più, che non si sapesse. E non di grande interesse, se non le lettere degli
ultimi anni, dall’esilio in Danimarca. Per
gli umori noti, ma più diretti. L’insofferenza del “problema” ebraico: “Ho
sempre vissuto attorniato da israeliti! Me l’hanno sempre rimproverato! Questa
razza è destinata a dirigere il mondo, la sua intelligenza gliene dà il
diritto”. Il negazionismo anticipato:
“Da qui a dieci anni non ci sarà un ebreo che non sia stato a Buchenwald e
divorato quattro o cinque vote dai cani nazisti”.L’autocommiserazione:
“L’Ariano errante subisce una sorte molto più infetta dell’ebreo errante – gli
amici dell’Ariano son deboli e rarissimi, gli amici degli ebrei sono potenti e
innumerevoli”. L’autoflagellazione: “Sono un monumento di ciò che non bisogna
fare”, e “Io che ero così tanto
anarchico, come ho fatto a infilarmi sotto le bandiere di coglioni!”.
Ma il
ritrovamento fortuito della corrispondenza indica che molto resta da sapere della
vita e la psicologia dello scrittore maledetto. Che si potrebbe sapere dalle
lettere, tanto più che scriveva liberamente e non in vista della pubblicazione,
come molti scrittori fanno. Ma molte corrispondenze, specie ai familiari, sono
negate, e altre sono disperse. Al tempo della pubblicazione della corrispondenza
nella Pléiade nel 2009 fu scelto solo un terzo delle lettere disponibili. Che è
aumentato in questi dieci anni di un altro terzo.
Louis-Ferdinand Céline, Lettres à Alexandre Gentil (1940-1948), Éd. du Lérot, pp. 160 € 29
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