sabato 29 agosto 2015

La democrazia sospesa

La democrazia è sospesa in Italia? Indubbiamente sì, non è (solo) una polemica politica. E non tanto per i governi che si succedono extraparlamentari, che la Costituzione con qualche forzatura (le famose “irritualità”: illegalità legali) tollera, di più perché si vota, si stampa liberamente, liberamente si critica, ma a nessun effetto..La politica fa a meno del voto e delle critiche, e sempre più in Italia si appatta col mercato, col mondo per natura opaco degli affari che invece votiamo per controllare – affari di soldi, cordate, logge, conventicole, analoghe anche se non contigue, alle mafie (tipica l’antimafia).
C’è stato a lungo nella Repubblica un dibattito storiografico sulla debolezza della democrazia in Italia. Per un’esperienza postrisorgimentale poco democratica – e poco liberale – e per il fascismo, che non è cominciato nel 1922 e non è finito nel 1943. Non c’è più questo dibattito dacché, nel 1975, il Pci è stato associato al potere, e meno che mai dal 1992, quando la democrazia in Italia è stata sospesa anche formalmente: con l’avvento dei gruppi d’interesse, giudici, apparati repressivi, giornalismo, i cosiddetti corpi separati dello Stato, anche la storiografia si è sospesa
Si vota inutilmente. I governi li fanno i giudici, personaggi professionalmente poco raccomandabili, sono sotto gli occhi di tutti, con i giornalisti, che della non rispettabilità fanno professione. Poteri altrettanto enormi sono stati travasati, contro la Costituzione, alla presidenza della Repubblica. Di cui almeno due mandati, quello di Scalfaro e quelli di Napolitano, due personaggi ricattati pubblicamente, sono a forti tinte golpiste – Scalfaro impedì nel 1994 la riforma delle pensioni che avrebbe evitato all’Italia le due ondate di disoccupazione, 1994-1995 e 2017-2014, e il declassamento economico e politico. Per non dire dei tanti governi del presidente, che la costituzione non prevede e non hanno meritato.
Lo scandalismo, la superficialità, il carrierismo sfrenato dei giudici sono qualcosa d’inconcepibile. Della protervia dei prefetti e generali non si può parlare, e questo definisce la questione. .

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