È la storia della pubblicazione del
“Dottor Živago”. Molto sul dettaglio, ed è il suo pregio, anche appassionante,
poco sul contesto e la storia, ed è il suo limite: la vicenda fu politica, e
non di poco conto. Non una censura, più o meno occhiuta e disdicevole come
tutte le censure, ma il modo d’essere di una regime politico, il comunismo
sovietico, tutto trucchi e disinformacija,
e delle sue appendici europee, compreso, con tutti i distinguo che si vogliano,
il Pci. Anche comunisti poi libertari, come Rossana Rossanda e altri del “Manifesto”. Dei quali diceva di più Carlo Feltrinelli in “Senior Service”. Feltrinelli invece viene fuori infine a figura piena. Uomo di partito, almeno a detta di Rossanda - che assicura Alicata-Togliatti di averlo torchiato per due ore e mezza. Curatore
degli archivi socialisti e di Marx e Engels. Ma anche, con oculatezza, degli affari di famiglia
(cellulosa, carta, vernici, scavatrici etc.).
Fu una brutta storia anche per
venire dopo il disgelo e la destalinizzazione: una forma di pressione violenta
su Pasternak e su Feltrinelli, per un libro – quel mondo “ideale” era fatto
così, l’abbiamo scampata bella. Il Pci si portò poi accusatore. Ma non convinto,
solo per opportunità, e dopo un molteplice impegno a favore di Mosca – era il
Pci di Togliatti, su cui la valutazione storica rimane ancora vaga, ma che
continuava, straccamente, le vecchie pratiche anche dopo la destalinizzazione.
Paolo Mancosu, Živago nella tempesta, Feltrinelli, pp. 496 € 29
È curiosamente
un libro contro il Pci da dentro il Pci. Valerio Riva, l’editore reale del libro,
c’è, ma come se fosse un impiegato. Non c’è l’effetto sull’Italia, e fuori d’Italia.
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