Molto lo storico s’interroga sulla mancata capitalizzazione di alcuni vantaggi. La Chiesa a Roma. La civiltà antichissima, la più antica e continua d’Europa. Il “precocissimo, immane, deposito storico-culturale”. Sono italiane l’università, la banca eccetera. Il “formidabile potenziale individualizzante costituito dall’essere stata a suo tempo la culla della latinità e dall’essere la sede storica del cristianesimo cattolico”.
L’aspetto peculiare della visione italiana di Galli della Loggia resta la Chiesa, che ha creato, si può dire, l’Italia – ne ha tracciato le coordinate storiche. La riserva laica resta forte: la Chiesa a Roma ha impedito all’Italia “un suo proprio progetto statual-nazionale”. Ma sull’Italia fatta dalla Chiesa può schierare l’autorità di Leopardi, che lo dice “con la consueta lucidità” in una pagina dello “Zibaldone”: “Il credito, l’influenza e l’importanza del Papa e della Corte di Roma contribuiscono grandemente, e forse, massime in certi tempio, principalmente, a tener l’Italia in azione, a darle campo di esercitarsi nella politica e negli affari, materia e modo di negoziare, importanza e peso, negoziatori, diplomatici, politici, uomini che ebbero parte attiva negli avvenimenti e nei destini d’Europa”. Un fatto Federico Chabod, grande storico liberale, più volte rimarcava, facendo la storia della guerra, e del dopoguerra.
Tutti questi vantaggi s’infrangono nell’ottusità della sua borghesia, o la provocano? Galli della Loggia non si pone questo dubbio. Ma rileva con Machiavelli che i “gentiluomini” – che altrove, negli Stati moderni, in Inghilterra e in Francia, sono stati al centro del “vivere politico” – in Italia sono “oziosi”, “senza cura alcuna o di coltivazione o di altra necessaria fatica a vivere”.
Ernesto Galli della Loggia, L’identità italiana
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