domenica 23 agosto 2015

La scoperta della provincia lussuriosa

Scola, Maccari, Trovajoli, Tognazzi, uno scampolo post-68 dei provincialissimi irrispettosi anni Sessanta, di cui questo romanzo fornisce il brogliaccio. Di una provincia dagli appetiti robusti, che non si negava, non ancora – non li soffocava nel perbenismo. Il commissario Pepe, aperto, democratico, tollefrante, tutto il contrario dello sbirro violento dell’epoca, scopre la sua città, innegabilmente veneta, molto di sacrestia, sprofondata in un erotismo senza limiti, compresa la prostituzione di minorenni e la pederastia. Anche la sua fidanzata, bella modella, non disdegna incontri danarosi fuori città.
Nel film, più famoso del libro, un Tognazzi poco nel ruolo – si ride poco – decide di andarsene senza intervenire. Sfidando alla fine il pubblico, che presume suo censore, con un: “E voi, siete tutti leoni?”. Il libro invece è meglio del film, molto meglio. Veniva dopo Parise, non scopriva cioè la provincia veneta, bigotta e libidinosa, ma con più qualità umana, sia pure sotto forma di malinconia. Facco de Lagarda, dirigente bancario, amava solo scrivere, fu autore di altri e fu collaboratore dei giornali illuminati che negli anni 1960 ancora si pubblicavano, ”Il Mondo” e “Il Ponte” tra gli alytri.
Ugo Facco de Lagarda, Il commissario Pepe, Il sole 24 Ore, pp. 79 € 0,50

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