domenica 30 agosto 2015
L’umanità di Marx unita dal jeans
Marx
è un nomignolo, “il dottor Marx”, un soprannome che in Riviera si dà a un
dottore tedesco, dottore in filosofia, che nel Duemila vi si stabilisce, per la
somiglianza col capo del marxismo. Un uomo molto colto e molto buono, molto
omosessuale, appassionato di toreri, che con il busto di un torero sarà ucciso.
Vassalli lo ricorda per la sua teoria dell’unificazione del genere umano,
ricchi e poveri, progrediti e
retrogradi, maschi, femmine e multipli, attraverso i jeans – non originale, ma
allora inedita. “La
morte di Marx” è il testo di questa raccolta quello che più si avvicina a un
racconto. Gli altri sono, come del resto la stessa “Morte di Marx”, apologhi
metastorici, narrazioni che più si avvicinano alla storia. Una presenza che
Vassalli ebbe vivissima, ingombrante, da quando abbandonò lo sperimentalismo
per la metastoria appunto, da “La notte della cometa” in poi, e probabilmente,
nell’intimo, anche prima. Sotto forma di cronache, non del tutto inventate: “La
mia Golf mi chiedeva aiuto”, “Volevo essere l’eroe di un videogame”. Altri titoli,
un “Dialogo sulla democrazia”, “Rocco del Grande Fratello”, sono una resa onirica
del reale, ma non tanto trasfigurata.L’omologazione
fu il suo più costante tormento. L’ultimo frammento, “Ciao modernità”, vede l’umanità
in macchina, tante automobili quanti sono gli abitanti del pianeta, sette o
otto miliardi, ognuno quindi corazzato. Triste come sempre: “Viviamo nell’epoca
del mollusco corazzato e del mollusco feroce”.Sebastiano
Vassalli, La morte di Marx e altri
racconti, Il Sole 24 Ore, pp. 78 € 0,50
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