Crisi – È inevitabile
che ai periodi di entusiasmo-utopismo succedano periodi di malinconia-regressione
– le vacche grasse e le magre, etc.: c’è un ciclo psichico, un bilanciamento di
umori e aspettative. Ma su una ljnea ascendente: la memoria e la storia non
sono maestre, non maestre di vecchio stampo, impositive, tuttavia solidificano
le esperienze. Quanto della crisi odierna non è l’esito della caduta delle
illusioni (del Muro) – c’è questa tristezza in Cina, in India, in Brasile? Quanto
non è indotto dallo steso pensiero liberale, attivista ma ridotto al mercato,
all’avidità dei pochi piuttosto che ala felicità dei tutti.
Etnocentrismo - Senza tempo,
senza occhi, è curioso che l’europeo, l’occidentale, sia più agitato dagli
spiriti che non il disprezzato africano animista. Agitato dal dovere di
cambiare, l’automobile, la maglietta, la moglie, ma anche da spiriti
invisibili, incomprensibili.
Intraducibilità – Si vuole – è
pretesa anche – di molta filosofia tedesca. Ma che cos’è la filosofia
intraducibile? Incomprensibile.
Il
tedesco filosofico si vuole intraducibile in italiano e in francese – non in
inglese (se ne traduce anche poco, è vero).
Natura – Che sarà mai?
Darwin non faceva il naturalista, cioè sì ma non integralista – era anzi piuttosto
anti-, tanto era produttivo, applicato, e non quello che guarda le stelle,
malinconico. La stella dell’epoca è la più vaga che esista, nel pensiero e di
fatto. Benigna e maligna senza misura o ragione (metrica). Ne è nato l’uomo, ma
apparentemente è l’unico suo esito buono – benché oggi contestato. Il cui primo
proposito è arginare la natura, indagarla.
Recensione – Irrecensibile
è la filosofia per il filosofo – la filosofia è basicamente socratica, si può
argomentare ma non giudicare. La recensione filosofica usa, ma allora come
filosofia: molta filosofia si fa
argomentando quella altrui – nella forma del dialogo, reale, con altro
filosofo e la sua opera e non finto, come Platone faceva con stesso. Ma non
come un giudizio, che dica la filosofia degli altri per esempio vera, utile,
comunque buona, oppure no. La logica – l’argomentazione – non è una?
Logicamente sì, ma di fatto è sfuggente – e anzi, in linea di principio,
agnostica: tante teste, tanti pensieri.
Silenzio – È una forma di dialogo, con se stessi, l’ambiente,
la natura. Umile, sdegnosa, entusiasta, malata, etc. Monologica e non dialogica,
ma poi ogni dialogo ha un fondo di riserva mentale e di irricevibilità – si vede
in una corrispondenza, che pure è documentari, per quanto intima: sempre molto resta
estraneo, “non detto”, “non capito”.
Il
silenzio si lega alla riflessione, lo svuotamento buddista compreso. E la
riflessione non è possibile senza un linguaggio: l’uomo pensa finché parla.
Se – Marco Rizzi
ipotizza su “La lettura” il mondo come sarebbe stato “se Gesù Cristo non fosse
mai nato”. Immagina un mondo (Europa in realtà) che avrebbe letto “Beowulf” e
non l’“Eneide”. O non il contrario? Non andrebbe ipotizzato un impero romano
che, non indebolito dal cristianesimo, sarebbe durato più a lungo, magari trasformandosi
ugualmente via via nella forma Stati nazionali del tardo Medio Evo ma avendo respinto
l’attacco, non irresistibile, delle orde germaniche? La storia va per continuità
o per discontinuità? Va per entrambe. Ma la continuità è un filo resistente, la
sorpresa parte con tutti gli handicap, col solo vantaggio della sorpresa.
Umanesimo – L’uomo costruisce
incessante la natura: la argina, la regola, la perfeziona, la utilitarizza. La
preserva anche, oppure perseguita e la distrugge. La cultura della colpa (crisi), invece, in una col mercato
(debito), propaganda un naturismo antiumanista che non tiene conto della natura,
la quale distrugge più che creare. I mondi senza l’uomo non sono migliori.
Perché l’uomo sarebbe autodistruttivo, se è riuscito al contrario a difendersi
dalla natura? Non del tutto ma abbastanza. Compresa la sua propria “natura”. Com’è
che si esclude l’uomo dalla natura?
Viaggiare – Si entra in un
aeroporto, stazione, o se ne esce? L’autostrada al casello ci si apre o ci
rinchiude? Si entra per partire, per uscire. Ma non si può non arrivare in un
altro aeroporto, stazione, casello. È un giro di porte girevoli alla portata di
tutti; partire, lasciare, ritrovare. Il solo? Senza danni sì: lo sradicamento
fisico è propedeutico a quello mentale.
Il
beneficio che Goethe conferisce al viaggio, “che si vedono i mondi
dall’esterno, in modo puramente obiettivo”, è certamente illusorio – lo era anche
allora, quanto il viaggio si faceva con lentezza: lo stesso Goethe ha quella “vita
fluttuante che si agita e ci fluttua attorno”, che rese il suo viaggio
indimenticabile (c’è un genio dei luoghi, che spesso è un odore - non si fa
vedere ma se ne avverte la presenza, l’odore dell’aria). Ma una misura del
pregiudizio (ignoranza, approssimazione, disattenzione) il viaggio – lo spostamento
fisico – la dà. Impone una costrizione-costruzione, per raffronto, insofferenza,
curiosità, stanchezza, una qualche reazione, non si può restare catatonici in
viaggio seppure lo si è.
Viaggiare
è avvicinarsi, e allontanarsi. Un va e vieni: guardando l’ignoto uno torna con
occhio nuovo al noto, in forma di nostalgia o rifiuto, per la prospettiva
mutata. Lontano è relativo, si sa - lontano da dove? E succede di spostarsi
senza viaggiare, navigando col ricordo, anche sotto forma d’immaginazione. Al
viaggio basta la distanza.
Dice
Soldati, lo scrittore: “Chi ha provato la lontananza, difficilmente ne perde il
gusto”. Accade da fermi con l’ironia, la lontananza di chi è dannato a
straniarsi. Chi ha provato la lontananza, in realtà, torna più volentieri. Se
non che l’esilio c’è, la voglia di espellere, l’ostracismo non è trovata dei
greci, e uno si ritrova spesso fuori. Senza bussola: Ulisse non sempre è
casalingo, come in Joyce e Omero, in Dante si perde.
Più
spesso il viaggiatore è viaggiato. Per la storia dell’io frammentato, e la
stanchezza – viaggiare è, alla fine, un fatto di resistenza fisica, un
esercizio di moto, una (piccola, minima) sfida a se stessi.
Vita – È un mistero.
Tanto più dopo i cento anni o poco meno di applicazione scientifica su di essa
concentrata, dal caos alla complessità. La materia lo è, prima dello spirito o
coscienza che si voglia.
zeulig@antiit.eu
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