sabato 26 settembre 2015

Bambini rivoltati

Un miracolo? È un film catastrofista. E va bene, ai ragazzi, se non ai bambini, il genere piace. Ma anche concettoso: un film infatti di psicologia infantile e pedagogia, quando di più astruso. Ed è parlato in psicologese, più che rappresentato. I personaggi si chiamano Gioia, Tristezza, Disgusto, Rabbia, Paura. Tutt’e cinque occupano la piccola Riley, le cui emozioni si archiviano via via al Quartier Generale, simboleggiate da pallette del colore dei cinque sentimenti, per confluire a fine giornata nella memoria a Lungo Termine. Con le emozioni confluiscono successivamente al pannello di controllo anche le idee, in forma di lampadine.
Poi c’è il passaggio dalla prima alla seconda infanzia, contigua alla pubertà. Di ricordi felici la prima, di un presente difficile la seconda, tra solitudine, estraneità, abbandoni. Che un trasloco simboleggia, dall’agreste Minnesota a una San Francisco grigia e vuota. Senza più l’amato hockey su ghiaccio, in un classe estranea, tra genitori distratti.
Un Treno dei Pensieri opprimerà Riley, passando per il pericoloso Pensiero Astratto, per Immagilandia, per Cineproduzione Sogni, e per il Subconscio. Finché Disgusto, Paura e Rabbia non spingono Riley a fuggire di casa, per tornare in Minnesota e ai Ricordi Base. Gioia e una rigenerata Tristezza interverranno… C’è l’happy end, ma a volerlo seguire è un film da togliere il respiro.
I bambini accorrono a miriadi, ma non per il pop corn? O è una bufala o è una svolta. Una rivoluzione - il linguaggio è enigmatico per un adulto che abbia fatto qualche studio.  
Un film scorretto anche. Preceduto, come usava un tempo, da un documentario, “Lava”, che è una difesa maschilista: un vecchio terremoto è sopraffatto da una più fresca terremotessa - con la quale poi si concilierà fiducioso, ma chissà. La classe della solitudine di Riley a San Francisco ha maestra e compagni neri e gialli. Nessuna fatica di vivere nel duro Minnesota, topi, solitudine e silenzio dominano San Francesco, la città dei fiori multigender e multietnica. Saranno i bambini di oggi “rivoltati”, come dice il titolo -  come diceva l’umorismo napoletano di un tempo, del cavallo che partiva con le redini tirate, e viceversa: “Il cavallo è vecchio, l’abbiamo rivoltato”?
È anche un film d’autore: il regista Pete Docter, lo specialista della Disney-Pixar, sei volte nomination agli Oscar, una volta premiato, nel 2010 con “Up”, è anche autore del soggetto, della sceneggiatura e dei dialoghi.
Pete Docter, Inside Out

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