Jo
La Brava, ex agente dei servizi segreti, fotografo, difende Jean Shaw, stella
già in voga del cinema, che lui tanto ammirava da bambino, contro gangster e
ricattatori. A Miami. Finito il libro non si ricorda nulla. Si legge rapidamente,
questo sì.
Leonard,
morto da poco alla soglia dei novant’anni, è reputato il padre di James Ellroy,
del noir o racconto criminale. Ma lo è
più propriamente della schiera di scrittori di criminalità, molto prolifica in
Italia, senza tempo e senza ambienti, senza caratteri, in definitiva senza
storie. Non una che si ricordi, o un personaggio. Leonard parte da un punto di vista
incontestabile: il crimine non è glamour,
sia pure sotto forma di psicosi, vincoli genetici, depressioni, o magari ninfomanie.
È sudore, fatica, e tempo perso. Di personaggi sporchi e brutti. Ma su questo
presupposto non costruisce - dalla scuole cattoliche, che pure frequentò con
profitto, sembra aver maturato solo l’ipostatizzazione del male. Il “New Yorker”
lo celebra come l’anti-Chandler e l’anti-Hammett, ma a nessun profitto.
Era
nato scrittore di western, la sua conversione al crime fu tardiva, negli anni 1960, e opportunistica – il western
non vendeva più. Scrittore prolifico per il cinema e la televisione, il più
“adattato”. Con 45 romanzi e innumerevoli racconti in 49 anni di attività - tredici
dopo i settanta. Scrivendo, quando aveva ricevuto un incarico o firmato un
contratto, dalle nove alle sei senza interruzione. Un professionista del
crimine.
Elmore
Leonard, La Brava
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