Venerdì Weidmann
inaugura a Firenze, all’Osservatorio permanente Giovani-Editori di Andrea Ceccherini,
una serie di conferenze pedagogiche, per una migliore comprensione delle realtà
internazionali.
A migliori
fini educativi suggeriamo, estratti da “Gentile Germania” (libro utilissimo che
i giovani dell’Osservatorio potranno trovare in libreria, o anche comodamente
in e-book), alcuni quesiti che sarebbe opportuno porre al giovane presidente della
Bundesbank. Tenendo presente che il presidente di una banca centrale è tenuto,
per tradizione, per opportunità e anche per legge, alla riservatezza.
“Ufficialmente
la Germania sosteneva, guardando ai saldi della bilancia interna della Banca
centrale europea, che la Bundesbank sopporta i costi maggiori della crisi.
Trovandosi per questo sovraesposta nei confronti del Sud Europa, dei paesi col
debito più alto, e quindi essa stessa a rischio contraccolpi. Era la tesi del
presidente della Bundesbank, Weidmann, e più ancora del beffardo Sinn. Mentre i
conti dicevano il contrario: il Sud Europa paga l’austerità, la Germania
accumula attivi. Sono questi attivi fragili, a rischio cancellazione? Ma è la
Germania che ne blocca il bilanciamento, col no a una politica Bce espansiva e
il no agli stimoli alla sua domanda interna, che consentirebbero più esportazioni
– più lavoro, più reddito - ai partner euro.
…………….
“La Bce avrebbe voluto allargare la liquidità, in sintonia con la Bank of
England e la Fed Usa, ma la Bundesbank prima l’ha impedito e poi ha limitato l’intervento.
“I dirigenti della Bundesbank, Stark, Weber e Weidmann,
hanno contrastato l’azione della Bce, col blocco della giunta direttiva e con dichiarazioni
minatorie – Weber e Weidmann anche in qualità di consiglieri ascoltati di Angela
Merkel. La cancelliera ha voluto che la crisi greca, debitoria e bancaria,
scoppiasse in modo da impedire i rimedi. Ha imposto alla Grecia il rientro
immediato dal debito, il blocco dell’attività, e la disintegrazione della
funzione pubblica, che il debito avrebbe dovuto gestire. Stimolando in chiave
sciovinista la propria opinione pubblica.
“Il “modello greco”, benché i suoi effetti nocivi
fossero già noti, Angela Merkel ha voluto quindi imposto a Spagna e Portogallo.
Che non avevano un debito alto ma banche deboli. E per due anni ha provato a imporre
all’Italia, che ha banche solide ma un debito alto. È lo schema Orazi e
Curiazi, ma inventato non è: è così che le cose sono andate. Allo scoperto, la
Germania come sempre non si nasconde, piena di buone ragioni come sempre in
passato”.
Più in generale, per anni e ancora di recente,
Weidmann si è distinto per intemperanze antitaliane di ogni sorta, che esulano
dal suo incarico, ma ne riflettono il prestigio. Cui bono? Qualche esempio tra i più recenti (ma infuriò quasi
giornalmente nel 2011 e anche nel 2012): “Francia e Italia, in ritardo sulle
riforme, diventano sempre più i «bambini problematici» dell’eurozona” (13
ottobre 2014), “Caro Draghi, acquistare titoli di Stato è un invito a
indebitarsi. L’Italia sia responsabile” (13 dicembre 2014),
“Il piano di
acquisti (della Bce) va a ridurre la pressione su paesi come l’Italia e la
Francia”, mentre “il rischio di deflazione, di una spirale di bassi prezzi e
salari, è molto debole”. Ogni
dichiarazione un terremoto, che peggiora le posizioni più deboli.
Nominato
da Angela Merkel presidente della Bundesbank nel 2011, a 43 anni, dopo essere
stato capo
della segreteria economica della stessa Merkel per cinque anni, dall’accesso al
cancellierato, Weidmann non ha precedente esperienza in banca, se non un
passaggio all’ufficio studi della stessa Bundesbank, tra uno stage alla Banca
di Francia e uno alla Banca del Ruanda. Una nomina politica, in un posto che
avrebbe dovuto essere tecnico, di elevata specializzazione e forte potere
morale, riservatezza compresa.
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