Astensione
–
Era raccomandata dalla filosofia antica. Dagli stoici - Seneca ne fa la virtù
migliore. Dagli epicurei. Non propriamente quella del voto, di chi si astiene
perché in dubbio. Ma in generale: astenersi dal dire, fare, partecipare. La
politica contemporanea dei paesi ricchi e liberali, dunque, dove uno su due non
vota, si può dire “filosofica”. Ma in sé è il mancato esercizio di un diritto
che è anche un dovere. La rinuncia a esso equivale a un atto in certa misura
sovversivo. Quando non è - come è stata a lungo, quando non votava uno su
quattro - indolenza.
Che segno dare all’astensione?
Zero.
Alberi
–
Il professor Giovanni Sole chiude “L’invenzione del calabrese” con la sorpresa
che lo ha colpito al cimitero di Belsito, un paesino vicino Cosenza: “I
bellissimi cipressi posti davanti al cimitero erano stati mozzati a mezza
altezza”. Il professore si scandalizza, ma “molti paesani, recatisi a
commemorare i defunti, mi hanno detto che approvavano il taglio perché non
nascondevano più l’entrata, somigliavano a siepi e il cimitero sembrava più
pulito”. Di più: “Una donna mi ha confessato che avrebbe volentieri sradicato
anche gli altri cipressi: in fondo non erano che piante inutili, malate,
maleodoranti e tristi”. Si dice che piantare un albero è un segno duraturo di
vita. Ma se ci sono troppi alberi? Molti alpeggi nei parchi nazionali sono stati rimboschiti, con effetti deleteri sul rspporto con la montagna, e per gli stessi boschi. Il rapporto con la natura si vuole
bilanciato – l’albero è necessario dove non c’è.
Berlinguer
–
Ricorda Pansa a Vittorio Zincone su “Sette”, dell’intervista al “Corriere della
sera” con cui Berlinguer ripudiava Mosca, nel 1975 o 1976, che lo ha fatto in un’intervista
a domande e risposte scritte, il cui testo fu poi rivisto minuziosamente dal
segretario del Pci prima della pubblicazione, e fu pubblicato inalterato. Ma
ricorda anche: “Eravamo d’accordo che (l’intervista) uscisse contemporaneamente
sull’ “Unità” e sul “Corriere”.… Quando presi “l’Unità” in mano feci un balzo.
Non c’erano le risposte sulla Nato. Berlinguer aveva pensato bene di farle
leggere ai lettori del primo quotidiano della borghesia, ma non a quelli delle
sezioni comuniste”.
È a questa carica di bigotto
machiavellismo, e cioè proprio a Berlinguer, che si deve la scomparsa repentina
del Pci? È possibile. Che non fu per la caduta del Muro: dopo il Muro il Pds-Ds
ha raccolto sempre un buon quarto del voto. Con la doppia verità per la borghesia
e per le sezioni comuniste era arrivato a un quarto del voto, ma evidentemente
non era una base solida di consenso, se ora è il reggicoda del nuovo democristianesimo.
Brigantaggio – Fu il primo
caso di “guerra che non c’è stata” di Jean Baudrillard (il sociologo francese
la coniò per la Guerra del Golfo, 1991)? Non si pubblicano gli archivi del
brigantaggio, della lotta dello Stato italiano post-unità al brigantaggio, e
questo è un mistero. Dopo 150 anni. Non che i dati difettino. Ma quelli finora emersi
sono contraddittori, non consentono una ricostituzione storica del fenomeno, e
in sua assenza naturalmente la vulgata prevale,
quella che accompagnò l’offensiva.
La
vulgata vuole un vero esercito di briganti al soldo, lo comunque a beneficio, del
Borbone. Mentre la colonna Borjès organizzata dall’ex re Borbone nel 1861 non
trovò nessun aiuto in Calabria, e dovette risalire la penisola, prima di finire
dispersa. Una stima – accademica! – dà le vittime del brigantaggio, da un lato
e dall’altro, in 700 mila…. Mentre la provincia di Reggio in Calabria ne fu
esente del tutto, e così l’alto Tirreno cosentino, circa due terzi di tutta la
Calabria, la regione che sarebbe stata al centro del brigantaggio. Sono ballerine
anche le cifre dei briganti arrestati o uccisi o giustiziati. Un documento
militare li cifra in 5.212. Molto meno che i 700 mila, ma sempre troppi per
altri resoconti, che invece li cifrano in centinaia, e perfino in diecine.
Carcere
preventivo -
24 mila
riconoscimenti per ingiusta detenzione dal 1992 a oggi: sono molti, sono pochi?
Sono un’enormità. Considerando che almeno altrettanti carcerati ingiustamente,
è legittimo presumere, si saranno guardati dall’avviare le procedure per il
riconoscimento, felici di essersela cavata. La giustizia s’intende in Italia
nel senso della colpevolezza –tutti colpevoli, eccetto giudici, e i loro confidenti giornalisti.
Il caso
di Mirko Felice Eros Turco, di Gela, che su 35 anni di vita ne ha passati la
metà in tribunale per un assassinio che non ha commesso, e undici in carcere, condannato
all’ergastolo, apre un altro fronte del sistema giudiziario, che pure si vuole
perfetto, col massimo delle garanzie per la difesa. Turco fu condannato
sull’accusa di un certo numero di collaboratori di giustizia, sette, tutti
concordi. Senza riscontri, ma sette testimonianze, seppure dubbie, possono
avergli valso l’ergastolo. Solo che nel 2008, quindi già sette anni fa, si
accusarono del delitto a lui imputato e
furono riconosciuti colpevoli due criminali. Ma Turco ha dovuto aspettare sette
anni per essere riconosciuto innocente, e liberato.
Imperialismo
–
Soprattutto è persuasivo: un fatto di propaganda riuscita. Anche nella sua stagione
d’oro, il secondo Ottocento: nessun dubbio sulla necessità della missione
civilizzatrice. Akl congresso di Berlino e anche prima. Anche, successivamente,
meno di un secolo fa, del fascismo, fatto troppo sottovalutato, e perfino del nazismo
– anzi, il nazismo “convinceva” di più. La condanna dell’imperialismo è sempre
successiva al fatto, quando altre ragioni, magari di un imperialismo
concorrente, riescono ad affermarsi.
L’“età delle indipendenze”, negli
anni 1960, non ne ha scalfito i presupposti. Molto di essa fju dovuta all’opera
degli Stati Uniti, che scalzarono definitivamente Francia e Gran Bretagna,
indebolite dalla guerra contro il nazifascismo, dalla rete mondiale di potenza.
Con le indipendenze l’imperialismo si è voltato in neo colonialismo, come all’epoca
si chiamavano le pratiche di aiuto allo
sviluppo, o di integrazione economica.
Sanfedismo – È una delle
categorie che si fanno valere per il Sud, spesso contro l‘evidenza. Nella
storia italiana poggia sul caso preclaro del cardinale Ruffo di Calabria, che
risalì da Scilla a Napoli per abbattere la Repubblica Partenopea nel 1799.
Mentre il cardinale, nella raccolta di lettere curata nel 1943 da Croce che più
non si ristampa (“La riconquista del Regno d Napoli nel 1799. Lettere del
cardinal Ruffo, del Re, della Regina e del ministro Acton”), la presenta in
altro modo. A Tarsia, sopra Cosenza, fu perfino attaccato dai briganti. Il
cardinale non aveva una colonna ma una scorta. Tra i due gruppi armati ci fu un
lungo scontro a fuoco, al termine del quale quindici briganti si arresero – due
furono giustiziati e gli altri condannati a varie pene.
Toccarsi
– Gli
inglesi a lungo si emozionavano in Italia alla vista dei giovani che si
toccavano, si spingevano, facevano le lotte o camminavano sottobraccio, ritenendoli
omosessuali. Non perché i viaggiatori o turisti inglesi fossero essi stesi
omosessuali, ma semplicemente perché sembrava loro abnorme e anzi inconcepibile
che le persone si toccassero se non per eccitarsi a vicenda. Vigeva anche nelle
famiglie bene piemontesi, Susanna Agnelli ne fa la chiave di volta del ricordo
d’epoca “Vestivamo alla marinara”: una sorta di impegno costante, non detto ma “regolamentare”, a evitare non solo gli sbaciucchiamenti ma
qualsiasi contato fisico con i bambini. Poi è venuto ilo dottor Spock e la
pedagogia dell’affetta. Culminata un paio d’anni fa in una psicologia creativa
(di Fagioli?), anche al Parco della Musica a Roma, che invece proponeva:
“Abbracciatevi!”. Per darvi fiducia, prendere fiducia in se stessi. Ora si
discute se il personale sanitario negli ospedali non debba avere un badge che inviti a evitare i contati
fisici, una sorta di avvertenza ai congiunti dei degenti contro effusioni di
riconoscenza con i sanitari e le stesse strette di mano. Ma l’alito non è
anch’esso portatore di germi? Bisognerebbe impedire anche di parlare, oppure
imporre una mascherina.
Si vuole la distanza per un fatto
di igiene. Nei supermercati bisogna usare un guanto di plastica per prendere la
merce, e si è serviti da addetti sempre in guanti, loro di gomma. Ma la
plastica e la gomma non sarebbero portatori di germi? Il tutto si riduce a una
moltiplicazione dei rifiuti di plastica – forse ai fini del riciclaggio? Lo
stesso con le mascherine anti-smog. Che andrebbero cambiare di frequente, e
comunque a ogni utilizzo, altrimenti accumulano i vapori e le sostanze che si
vorrebbero scacciare.
leuzzi@antiit.eu
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