La
Germania chiude la frontiera con l’Austria: “Serve un afflusso ordinato” di
profughi e immigrati. Chiude cioè la frontiera con l’Ungheria e l’Italia, da
cui le ondate più massicce di migranti passano. Non è un delitto, fin qui è un
atto di buona amministrazione. I partiti cristiano-democratici della cancelliera
Merkel sono allarmati, e i socialdemocratici, che sostengono la cancelliera,
pure: Il. vice-cancelliere socialdemocratico Sigmar Gabriel nota che “la
velocità degli arrivi è quasi più problematica del loro numero”.
Da
criticare è semmai la superficialità con cui la Germania ha imbastito l’altra
settimana l’operazione immagine dell’accoglienza, con fiori, bambole e
automobili di austro-tedeschi entusiasti in cerca di immigrati spersi nelle
campagne. Una serie di sciocchezze buca-tv – peraltro avallate solo dalla stampa
italiana, non dai giornali francesi e inglesi, neppure da quelli tedeschi – ma
una colpa lieve. Anzi, a effetto possibilmente positivo, se ha disinnescato in
Germania e Austria le spinte xenofobe montanti.
La colpa
è di non affrontare questo esodo per quello che è. Gabriel è lo stesso che la
settimana dell’accoglienza si celebrava giurando che la Germania può benissimo accomodare
500 mila profughi l’anno… Si fa demagogia. Sciocca anche, su un fatto che non
porta elettori né voti. E nemmeno, si penserebbe, benefici materiali – ma qui
qualche dubbio è lecito: c’è un business dell’accoglienza, miliardario.
L’Ue continua
a girare attorno all’immigrazione come al gioco dell’oca: ogni tanto un’impennata,
quando ne arrivano dieci o ventimila in un giorno, o ne muore qualche centinaio,
poi si torna alla casella base, al niente.
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