È triste il quotidiano fantascientifico, quando è
passato non realizzato. Oggi siamo forse al di là, come immaginazione, con la
comunicazione simultanea e in immagine, di “Cadrà dolce la pioggia”, attesa per
il 2026, ma non si è fatta l’automazione domestica che il racconto dà per
scontata. Il futuro si è realizzato in altro modo, oppure ha seguito altre strade,
e queste “Cronache marziane” di Bradbury, del 1950, proiettate al 2026, sono
quello che sembrano: esercizi stucchevoli – non si è andati su Giove e neppure
su Marte, si va nello spazio giusto per vedere meglio la Terra. Il futuro o è distopico, un brutto presente in maschera, oppure è un
mondo parallelo. Quello di Verne, per esempio, che comunque non si potrà incidere
o svuotare mai – la luna di Verne non è quella di Armstrong.
Ray Bradbury, Cadrà dolce la pioggia, Il Sole 24 Ore, pp. 78 € 0,50
Ray Bradbury, Cadrà dolce la pioggia, Il Sole 24 Ore, pp. 78 € 0,50
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