Si
capisce meglio la marea dell’immigrazione confrontandola con l’emigrazione di
massa, italiana e europea, di fine Ottocento verso le Americhe, Australia
compresa, e del Sud Europa verso la Germania e il Benelux nel dopoguerra.
Analogo è lo sfruttamento del lavoro: per paga e orario, e per le condizioni
psicosociali - l’alloggio in baracche, campagne abbandonate, hangar aziendali,
oppure otto-dieci per stanza, e la solitudine-estraneità. Ma l’emigrazione era
allora in cerca di lavoro e non via da guerre civili, tribali, religiose, e
persecuzioni. E i flussi erano regolati: si partiva per le Americhe con il
visto e il biglietto prenotato, e verso il Nord Europa protetti da accordi tra
governi, per un minimo di tutela sindacale, su paga e contributi, per
l’assistenza medica, e per la scuola dei figli. Col diritto al ricongiungimento
familiare.
Sfruttamento
Oggi lo
sfruttamento, seppure uguale, è anche diverso: si fa quasi a buon diritto,
all’insegna della globalizzazione, dove il mercato del lavoro più povero fa il
salario – è il senso anche della riforma tedesca del salario del 2005. Ma c’è
di più: c’è un traffico di esseri umani, con un tariffario esoso e regolamenti
feroci.
Le
emigrazioni europee erano verso mondi culturalmente affini. Lo erano perfino
politicamente, seppure solo in superficie. Oggi invece avvengono tra culture
diverse, e anche antagoniste. C’è uno scontro di civiltà? Non necessariamente,
nessuno lo ha dichiarato. Ma il mercato degli esseri umani è opera di culture,
tutte riconducibili all’islam, che non lo hanno mai ripudiato. Mentre le
civiltà cristiane di cui si è fatto spreco ieri al Lussemburgo, da parte di
un’Europa che si è distinta per il rifiuto delle radici cristiane, pur proibendo
da un paio di secoli lo schiavismo non fanno nulla per regolarlo nella sua
forma attuale: vogliono una massa di lavoro inetta e indifesa.
Culture antagoniste
All’interno
dell’Europa è uno scontro fra fascismo e democrazia? Il “fascista” Orban, che
ha bloccato a Budapest gli emigranti in partenza per la Germania, lo ha fatto
perché le (quasi) socialdemocratiche Austria e Germania avevano chiuso le
frontiere. Dopo aver dichiarato che avrebbero accettato tutti i profughi dalla
Siria, anche non perseguitati politici. In primo piano per una selezione
rigorosa degli arrivi, anche di perseguitati politici, c’è la Polonia, il paese europeo che
per primo e più largamente fruì del diritto d’asilo, subito dopo l’inizio del
pontificato di Giovanni Paolo II, 1978. Il no dell’Est arriva a quasi sessant’anni
esatti dalle emigrazioni in massa obbligate dalla Polonia e l’Ungheria dopo le
rivolte democratiche di Poznan e Budapest.
Malvivenza
Non
c’era allora il malaffare, oggi in primo piano. Per primo nel commercio del
lavoro, specialmente intenso per quello illegale: il commercio ambulante, la
prostituzione, lo spaccio. Poi nelle attività direttamente illegali: furti,
grassazioni, frodi. Le cosche si erano costituite, negli Usa, in Canada e in
Australia, autonomamente e – malgrado l’epopea del “Padrino” - come gruppi
criminali, poco o punto organizzati, anche per la concorrenza delle altre
cosche, irlandesi, ebraiche, di slavi vari. Ora le mafie sono preponderanti, in
Nord Africa e Medio Oriente, Turchia compresa. Consolidate da oltre un
quarantennio di indifferenza o collusione - da quando la prostituzione e la
droga furono liberamente organizzate dalla Nigeria e il West Africa verso
l’Italia – paese non solo remoto ma anche allogeno.
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