sabato 5 settembre 2015

La nostra emigrazione e la loro

Si capisce meglio la marea dell’immigrazione confrontandola con l’emigrazione di massa, italiana e europea, di fine Ottocento verso le Americhe, Australia compresa, e del Sud Europa verso la Germania e il Benelux nel dopoguerra. Analogo è lo sfruttamento del lavoro: per paga e orario, e per le condizioni psicosociali - l’alloggio in baracche, campagne abbandonate, hangar aziendali, oppure otto-dieci per stanza, e la solitudine-estraneità. Ma l’emigrazione era allora in cerca di lavoro e non via da guerre civili, tribali, religiose, e persecuzioni. E i flussi erano regolati: si partiva per le Americhe con il visto e il biglietto prenotato, e verso il Nord Europa protetti da accordi tra governi, per un minimo di tutela sindacale, su paga e contributi, per l’assistenza medica, e per la scuola dei figli. Col diritto al ricongiungimento familiare.
Sfruttamento
Oggi lo sfruttamento, seppure uguale, è anche diverso: si fa quasi a buon diritto, all’insegna della globalizzazione, dove il mercato del lavoro più povero fa il salario – è il senso anche della riforma tedesca del salario del 2005. Ma c’è di più: c’è un traffico di esseri umani, con un tariffario esoso e regolamenti feroci.
Le emigrazioni europee erano verso mondi culturalmente affini. Lo erano perfino politicamente, seppure solo in superficie. Oggi invece avvengono tra culture diverse, e anche antagoniste. C’è uno scontro di civiltà? Non necessariamente, nessuno lo ha dichiarato. Ma il mercato degli esseri umani è opera di culture, tutte riconducibili all’islam, che non lo hanno mai ripudiato. Mentre le civiltà cristiane di cui si è fatto spreco ieri al Lussemburgo, da parte di un’Europa che si è distinta per il rifiuto delle radici cristiane, pur proibendo da un paio di secoli lo schiavismo non fanno nulla per regolarlo nella sua forma attuale: vogliono una massa di lavoro inetta e indifesa.
Culture antagoniste
All’interno dell’Europa è uno scontro fra fascismo e democrazia? Il “fascista” Orban, che ha bloccato a Budapest gli emigranti in partenza per la Germania, lo ha fatto perché le (quasi) socialdemocratiche Austria e Germania avevano chiuso le frontiere. Dopo aver dichiarato che avrebbero accettato tutti i profughi dalla Siria, anche non perseguitati politici. In primo piano per una selezione rigorosa degli arrivi, anche di perseguitati politici, c’è la Polonia, il paese europeo che per primo e più largamente fruì del diritto d’asilo, subito dopo l’inizio del pontificato di Giovanni Paolo II, 1978. Il no dell’Est arriva a quasi sessant’anni esatti dalle emigrazioni in massa obbligate dalla Polonia e l’Ungheria dopo le rivolte democratiche di Poznan e Budapest.
Malvivenza

Non c’era allora il malaffare, oggi in primo piano. Per primo nel commercio del lavoro, specialmente intenso per quello illegale: il commercio ambulante, la prostituzione, lo spaccio. Poi nelle attività direttamente illegali: furti, grassazioni, frodi. Le cosche si erano costituite, negli Usa, in Canada e in Australia, autonomamente e – malgrado l’epopea del “Padrino” - come gruppi criminali, poco o punto organizzati, anche per la concorrenza delle altre cosche, irlandesi, ebraiche, di slavi vari. Ora le mafie sono preponderanti, in Nord Africa e Medio Oriente, Turchia compresa. Consolidate da oltre un quarantennio di indifferenza o collusione - da quando la prostituzione e la droga furono liberamente organizzate dalla Nigeria e il West Africa verso l’Italia – paese non solo remoto ma anche allogeno.

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