La Russia
torna partner? Sia pure per
destituire un suo cliente, Assad. La distinzione è importante, perché “cliente”
e non “partner” avrebbe dovuto essere
la stessa Russia, secondo Brzezinsky e l’establishment democratico americano dopo
il crollo dell’Urss, ancora nel 1994.
La
Russia di Putin è un partner sospetto
agli Usa di Obama, e per questo anche all’Europa. Ma è incancellabile e anche
irremovibile in Europa, e di questo la Ue dovrà prima o poi tenere conto. Certo, quando Putin non ci sarà più. La
geopolitica è un fatto, seppure non fa la storia – ma la fa: la Russia l’ha
fatta contro Napoleone, con Lenin, e contro Hitler. La storia deve tenerne
conto.
I
presupposti sono tutti per la Russia partner. Come porta al Centro Asia (Eurasia).
Come transito da e per la Cina. E in una parte infida del Medio
Oriente: l’Iran nucleare, con la Siria e l’Irak che l’Occidente ha destabilizzati e
frantumati. Deve esserlo finché dura la minaccia jihadista, e poi per gli
equilibri nucleari “latenti” che nella regione pullulano. Non lo è ai confini
europei, ora in Ucraina, dopo la Serbia e la Georgia. Che però sono punti di
crisi creati dall’Occidente, quel che ne rimane: sono l’esito dell’oltranzismo
antirusso del partito Democratico americano, avventato, controproducente.
Si dice:
la partnership è l’obiettivo di Putin,
e per questo va contrastata. Ma non è argomento valido. Nel 2007, un anno prima
della crisi in Georgia, Putin aveva proposto e avviato un promettente gruppo di
lavoro russo-americano: lo presiedeva l’ex ministro degli Esteri Primakov con la partecipazione dell’attuale ministro
degli Esteri Lavrov, e vide da parte americana l’adesione entusiasta di
Kissinger con Shultz, i due migliori ex segretari di Stato, dell’ex segretario
al Tesoro Rubin e dell’ex senatore Sam Nunn, gli osservatori più attenti, se
non influenti, delle relazioni internazionali all’interno degli Usa.
La sola
dottrina internazionale in agenda è del resto il multipolarismo. Che non può
negare alla Russia, per peso geografico, militare, demografico e storico, un
ruolo da comprimario. Tanto più se si riflette che la plurisecolare egemonia
europea, dell’Europa che oggi si è costituita in Unione, è sotto tutti gli
aspetti al tramonto, demografico, militare e strategico, tenuta a galla solo dalla
capacità – non più potenza, non determinante e nemmeno influente – economica.
Prima o poi la Russia andrà riscoperta –
e tanto prima non è tanto meglio?
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