La Germania ha sempre
ragione? Da “Gentile Germania” un passo significativo (c’entra anche
Volkswagen):
“Almunia non è
il solo tedesco di complemento – lo sono stati di più Draghi, come vedremo, e
Monti: il vincente beneficia di una forte attrattiva. Per tutto il tragico 2012
giornalisti e giornali illustri promossero in Italia una campagna anti Fiat,
colpevole di non cedere l’Alfa Romeo alla Volkswagen, su indicazioni e indiscrezioni Volkswagen. La Fiat diceva di no,
che non vendeva, e quelli insistevano che sì, l’Alfa andava venduta a Vw, e
dicevano anche come.
“La prassi non è
insolita. Il caso preclaro è di Leoluca Orlando, che da “consigliere giuridico”
trent’anni fa sacrificò il distretto minerario di Agrigento alla Salz u. Kali,
dea germanica dei sali marocchini. Fu premiato con una laurea in Filosofia,
anche se da un’università secondaria.
“Bisogna però
conformarsi senza residui. Franco Tatò era un manager germanofilo. Entusiasta
ricevette attorno al 1990 da De Benedetti l’incarico di risanare la Triumph
Adler, un’azienda tedesca di automazione di uffici che Olivetti, di cui De
Benedetti era allora il patron, aveva
rilevato. Era un’azienda in crisi ma con una presenza forte nella Pubblica
Amministrazione tedesca e sul mercato Usa. Tatò ne rimase così scottato che ci
scrisse sopra un libro, titolandolo Autunno
tedesco benché all’indomani della riunificazione, e le dita ancora gli
bruciano.
“Da un certo
punto di vista è un capolavoro. Non si può fare colpa di Monti alla Germania.
Ma non si può immaginarne uno più succube, una sorta di “servo volontario” – La
Boétie, l’amico di Montaigne morto giovane, argomentava che la servitù è solo
volontaria. Tanto più che conosceva la Germania. Da commissario Ue alla
concorrenza per dieci anni, fino al 2005, almeno in un paio di casi non era
riuscito a dimostrare l’evidenza: che VW e le Landesbanken ricevevano aiuti
pubblici, il gruppo automobilistico da parte del Land Bassa Sassonia, quando ne
era presidente Gerhard Schröder, e successivamente, quando Schröder divenne
cancelliere. Anche nell’acciaio ebbe problemi.
“Angela Merkel
può così fare la cancelliera evangelica, che sempre sorride, specie ai greci e
agli altri mediterranei. E proporsi a defensor dell’euro. Il lavoro sporco lo
fanno i suoi economisti, lei veleggia ilare, non senza ragione, sui cumuli di
esazioni imposte a mezza Europa. Salvo sganasciarsi dalle risa ai vertici Ue la
sera al bicchiere della staffa, della dabbenaggine e i sensi di colpa latini,
di Sarkozy incluso, come sgomenti scoprirono i giornali francesi”.
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