giovedì 24 settembre 2015

L’egemonia tedesca e i quisling

La Germania ha sempre ragione? Da “Gentile Germania” un passo significativo (c’entra anche Volkswagen):
“Il vantaggio comparato non è di percezione immediata, anche se dà guadagni incommensurabili. Ed è un fatto ostile.
La ragione economica è poco assimilata dai media,  resta irta e all’apparenza speciosa. Ma è il motore della politica in tempo di pace. Tanto più quindi in questa Europa della pace perpetua, che da ormai tre quarti di secolo vive senza guerre, un record storico mondiale. E può essere, seppure senza sangue, altrettanto distruttiva di una guerra.
“C’è stata una guerra economica della Germania all’Europa? È in corso. E non di Angela Merkel, o questo o quel gruppo, ma della Germania: opinione, parlamento, governo, industrie. L’Europa è restia a rendersene conto, ma il fatto è indiscusso in Germania, tra i fautori e i contrari. Perché la Germania è pure questa, l’opposizione esplicita, nell’opinione se non di fatto. È la specificità della Germania anche in questa crisi, di sapere che fa il male e di volerlo fare, di farlo con buona coscienza. La buona coscienza oggi è il fiscal compact, la vecchia stabilizzazione: l’austerità. L’austerità è come l’eutanasia, chi può obiettare.
“Il vantaggio comparato necessita peraltro a suo sostegno di una politica dell’immagine attiva, che la Germania ha saputo fare - gli interessi tedeschi hanno avuto più mercato in Italia di quelli italiani, per antiberlusconismo o falso europeismo, lo stesso in altri paesi. La gentile Merkel, politica di compromesso, incoronando senza resistenze “padrona” d’Europa. Mentre di fatto la Germania avrebbe potuto essere considerata il malato d’Europa. Coi suoi 7-8 milioni di posti di lavoro a 450 euro al mese, a carico della spesa pubblica per contributi pensionistici e sanitari, una politica economica deflazionistica in assenza d’inflazione, una politica di compressione salariale a beneficio del capitale d’impresa, un sistema bancario politicizzato. Nel 2007 le banche, piene di spazzatura, furono salvate dal governo Merkel con 500 miliardi. Venne poi la Grecia, che Berlino usò come leva per imporre il rigore, e le sue banche semi-fallite poterono speculare su 535 miliardi di titoli d’Irlanda, Grecia, Spagna, Portogallo e Italia, liquidandoli a premio grazie ai fondi Ue e alla Bce. Il tutto condito da sermoni.
“Il predominio tedesco si è in breve irrobustito ovunque: nel fiscal compact, nel commercio estero, e soprattutto nelle banche. La Germania ha potuto ricapitalizzare le Landesbanken, le banche regionali organi del sottogoverno, con sovvenzioni che la Ue proibisce, senza scandalo del Commissario alla Concorrenza Almunia. Lo stesso che invece arcigno contesta al piano di rilancio del Monte dei Paschi il “futuro”, “possibile” ricorso ad aiuti di Stato. Un assurdo, se non fosse una politica. Da parte di uno noto a Bruxelles per essere “il tedesco”, benché spagnolo”.
(continua)

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