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mercoledì 2 settembre 2015

Letture - 226

letterautore

Comico –Flannery O’Connor lo lega alla “serietà” e alla “salvezza” – in “Narratore e credente”, nella raccolta “Il volto incompiuto”: un legame che può non essere vero nei fondamenti ma sì negli elementi induttivi. “O si è seri riguardo alla salvezza oppure no”, argomenta la scrittrice: “Ed è bene capire che la massima dose di serietà ammette la massima dose di comicità. Solo se siamo certi della nostra fede possiamo vedere il lato comico dell’universo. Una ragione per cui gran parte della letteratura contemporanea è priva di umorismo è perché molti di quegli scrittori sono relativisti e devono continuamente giustificare le azioni dei loro personaggi in una scala di valori provvisori”..
Ne consegue, però, che Voltaire non era relativista, e questo è possibile. Ma anche uomo di fede? Potrebbe essere.

Frammento – La sola lettura possibile oggi era così celebrata da Baudelaire “narratore”, “Lo spleen di Parigi”, scrivendone a Arsène Houssaye: “Mio caro amico, vi mando un’operetta di cui si potrebbe dire, senza ingiustizia, che non ha coda né testa, poiché tutto, al contrario, vi è insieme testa e coda, alternativamente e reciprocamente”. Una “combinazione” che offre a tutti “ammirevoli comodità, allo scrittore e anche al lettore: “Possiamo tagliare dove vogliamo, io la mia immaginazione, voi il manoscritto, il lettore la sua lettura”.  Baudelaire era per il levare - conclude infatti così la lettera: “Togliete una vertebra, e i due pezzi di questa tortuosa f antasia si ricompatteranno senza fatica”.

Letture intelligenti – Esistono, non sono un’invenzione di Scalfari all’“Espresso”. Giulia Villoresi riporta sul “Venerdì” una serie di studi scientifici importanti, che stabiliscono con solido apparato di ricerca l’effetto positivo della lettura sui comportamenti mentali. E più della lettura dei romanzi, opere cioè d’invenzione. Uno studio di Loris Vezzali, dell’università di Modena, documenterebbe che i ragazzi che hanno letto Harry Potter crescono con meno pregiudizi – la saga pullula di emarginati e variamente disastrati.
Più ancora influiscono, in positivo, i romanzi “buoni”: classici, creativi. Questo è l’esito di una ricerca pubblicata su “Science”, la Bibbia della scienza, da due ricercatori americani che si sono basati sulle intuizioni di Roland Barthes, “Il piacere del testo”, che distingue tra libro d’intrattenimento, o di piacere, per passare il tempo, e quello di godimento, che invece richiede uno sforzo al lettore, una forma di creazione del testo, fino alla sovversione, quando è il caso, del proprio personale sistema di equilibri.

Mogli – Francesca Serra ha sul “Venerdì” un ritratto di “Chichita” Calvino che ogni calvinologo dovrebbe conservare a futura memoria: la “vedova nera più temuta del mondo editoriale”, al secolo Esther Judith Singer, di nonni russi ebrei espatriati in Argentina, ma non importa, non ha radici, parla “una irresistibile lingua mescidiata tra spagnolo, italiano, francese e inglese”, “sbuffa fumo e ironia da ogni poro”, e scherzando ma non del tutto avoca a sé la digressione, in inglese: “Digression is my second nature”. E dunque ci dovremo rassegnare anche al “Calvino era la moglie”? Anche Citati “Chichita” lascia perplesso nel suo libro di ricordi di Roccamare.
Il genere l’autore è la moglie ha già imprtanti precedenti: Brecht, Orwell, T.S.Eliot, Scott Fitzgerald, perfino Bontempelli.

Natura – Neruda si lascia nudo davanti all’oceano: “Davanti alla furia del mare\ tutti i sogni sono inutili”. O Cioran quando scoprì il cielo: “”Ho appreso questa mattina che c’erano miliardi di galassie, ho rinunciato a fare la mia toilette”. C’è una riserva – detta dall’ignoranza? non importa – anche tra i letterato nei suoi confronti - i letterati che l’hanno animata e glorificata col romanticismo, ma ne sanno poco o nulla.

Poesia – Un saggio di Joyce Carol Oates sull’ultima “New Yoerk Review iof Books”, sul perché poetiamo, da dove viene l’ispirazione, qual è la radice o la causa della metafora (“Inspiration and Obsession in Life and in Literature), non dà la risposta. Ma evoca e assembla concezioni incredibilmente eterogenee del poetare. In aggiunta a quella di Pope, versificatore facile e caustico, sempre brillante, figlio di versificatori, che però esclude “una propensione genetica per la scansione e la rima”. Per Platone la poesia doveva farsi sotto il controllo dello Stato, al servizio del Bene, e mai “imitativa”, di un qualsiasi oggetto o evento reale. “No ideas but in things”, la poesia delle cose, è invece la sintesi che William Carlos Williams può aver fatto del Novecento più creativo. Un grido che sarebbe stato anatema all’essenzialista Platone. Come la stessa emozione, o peggio la “passione”. Per il Socrate di Platone (“Ione”), la poesia è possessione, ispirazione divina: “Di fatto, tutti i buoni poeti che fanno poemi epici non usano alcuna arte, sono ispirati e posseduti quando emettono tutti quei bei poemi, e così anche i buoni poeti lirici…. Appena montano in armonia e ritmo, diventano agitati e posseduti… Il poeta è una cosa aerea, una cosa alata e sacra; non può fare poesia finché non diventa ispirato e va fuori dei suoi sensi, e nessuna mente residua in lui… Non con l’arte, quindi, fanno la poesia… ma per concessione divina… Le belle poesie non sono umane, non fatte dal’uomo, ma divine e fatte da Dio: e i poeti non sono altro che gli interpreti degli dei”. Il poeta ribelle andava bandito dallo Stato – ironia della storia, nota Oates, fu il Socrate di Platone a essere bandito dallo Stato.
O si può pretendere, nota ancora Oates, con i Beatles: “First thought, best thought”, la prima è la migliore. Oppure con l’“Adam’s Curse” di Yeats, la maledizione di Adamo – “un verso ci prenderà ore, forse”. La questione è irrisolta: ci sono gli ispirati e ci sono i creatori, applicati. La buona poesia starà nel mezzo?

Saint Pol-Roux – Un poeta prima osannato e poi dimeticato – “l’archetipo del “poeta dimenticato”” secondo le biografie francesi. Che invece potrebbe figurare precursore a pieno titolo della contemporaneità, l’età dell’Acquario. Teorico dell’opera d’arte totale, il sogno dei simbolisti mediato da Wagner, ha cominciato col teatro e l’opera. Poi subito s’interessò al cinema. Mallarmeano, teorizzò  nel 1895, con apposito “manifesto”, l’“ideorealismo”, o “magnificismo”, una fusione neoplatonica tra il mondo delle idee e quello reale, nel quadro di una visione trascendente (“occulta”) della vita. Per questo sarà riconosciuto precursore dai surrealisti, in un banchetto organizzato in suo onore nel 1925, quando già era ultrasessantenne (era nato nel 1861) – dopo un omaggio di André Breton, “Hommage à Saint-Pol-Roux, il 9 maggio 1925 sulle “Nouvelles Littéraires”. Ma, se c’è predestinazione, era la vittima predestinata dell’occupante tedesco – la sola tra i letterati. Il 23 giugno 1940 un soldato tedesco entrò nella sua residenza a Brest, una castello abbandonato restaurato nel nome del figlio Ceciliano morto nel 1914 a Verdun, uccise la governante e ferì gravemente la figlia del poeta, che si salvò per caso, per l’intervento del cane che allontanò l’assassino. Il poeta ne uscì comunque ferito, e fu ospedalizzato. All’uscita dall’ospedale trovo il castello saccheggiato e spoglio, compresi i suoi manoscritti, quelli che non erano strappati e dispersi, o bruciati, a opera dei soldati occupanti ma non solo, e ne morì di crepacuore – d’infarto – il 14 ottobre. La distruzione del castello fu completata dagli Alleati nell’agosto 1944.

Viaggiare - Il racconto di viaggio oggi, con miliardi di turisti in giro per il mondo, che si raccontano in diretta allo smartphone, e si documentano con miriadi di immagini, può essere che cosa? Un racconto tra le righe, non del viaggio in sé, ma degli aspetti minimi che si trascurano, delle sensazioni personali, delle esperienze uniche se ancora ce ne sono, magari non memorabili, se non perché uniche – entrare in mare da soli, in qualsiasi mare. Un viaggio laterale. Personale più che documentario. Il viaggio è più che mai d’autore.

letterautore@antiit.eu 

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