Musicista
e attore, Scarpa ha raccolto e riproduce i canti popolari del Cilento,
depurandoli delle incrostazioni della canzonetta melodica, napoletana. Con un
esito che ha aperto ai musicologi molte tracce dell’insondabile musica greca antica.
In
essi Gillo Dorfles, che presenta la raccolta, ha trovato la conferma di un’ipotesi
che gli era balenata nel 1950, o 1951, aggirandosi per Capo Palinuro: che quei
canti perpetuassero una tradizione bimillenaria – “quasi fossi stato trasportato
di colpo sulle sponde dell’Egeo di duemila anni or sono”. Per motivi evidenti:
il canto modale e non tonale, e gli intervalli. Gli intervalli non erano quelli
del “temperamento equabile” ma quelli presunti del “modo frigio, ligio, eolio,
etc.”. “E spesso la presenza di intervalli inferiori al mezzo tono facevano pensare
a una scala enarmonica”.
Di
questa “scoperta” Dorfles fece l’oggetto delle sue lezioni nel 1953 alla
Western Reserve University di Cleveland, dalle quali condensò un estratto per
il “Journal of esthetics”, con echi successivamente nel suo classico “Le
oscillazioni del gusto”. C’è poi voluto mezzo secolo, ma Scarpa ora conferma
quell’ipotesi.
Santino
Scarpa, Alma Cilenti, Centro
Promozione Culturale Cilento, pp. 64, ill., + cd € 15
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