Ha fatto le
parti dei mugugni in Germania contro l’immigrazione illegale, anche se di
necessità, isolando gli estremisti. E ora fa le parti dei mugugni europei e le
indecisioni lavorando in Turchia a chiudere la via d’accesso più ampia – molto
più della Libia. Non a chiuderla, a regolamentarla. Sulle guerre, anche nel
Mediterraneo, non ci sente e non impegna in alcun modo la Germania, giusto un
po’ d’aiuto umanitario - in Afghanistan gestisce l’eredità di Schröder, il suo
predecessore socialista. Ma sulle altre questioni Angela Merkel si è messa
decisamente al timone dell’Europa.
È una nuova
stagione della “ragazza venuta dall’Est”, dopo tre cancellierati, un
record e una soddisfazione difficilmente
migliorabili. In poche mosse si è disegnato un nuovo ruolo, di federatrice
dell’Unione. Che in teoria è federata, ma non di fatto. Per ora solo sul
versante politico-umanitario. Ma con qualche ripensamento già visibile sui temi
della crescita economica: della deflazione e il ristagno da combattere più della
rigidità di bilancio.
In Germania l’insofferenza
contro l’immigrazione di massa è vasta, ma Angela Merkel ha saputo riannettersi
l’opinione moderata, isolando gli estremisti. Sui doveri dell’accoglienza. E
sui benefici dell’immigrazione – entro limiti.
La Turchia aveva
appena ridicolizzato come “una barzelletta” il piano europeo di accoglienza e
suddivisione degli immigrati, Angela Merkel in poche ora a Istanbul ha
arrangiato un nuovo approccio: più controlli (primo screening) più aiuti. In
cambio, è stato detto, della pronta ammissione della Turchia alla Ue. No, la
Germania era e resta contro. Non solo la Cdu, i cristiano-democratici di Angela
Merkel, anche la Spd, i socialisti al governo con Merkel. Tanto più col
semi-regime di Erdogan, che non ha rispetto nemmeno formale dei diritti civili
e perfino umani. Angela Merkel ha attivato la “relazione privilegiata” che nel
2009 propose a Erdogan invece dell’ammissione. Erdogan la criticò, ma ora è
questo che chiede. A cominciare dalla libertà d’ingresso dei turchi in Europa,
con passaporto ma senza visto.
Si discute se la
Germania esercita una egemonia non dichiarata in Europa, contro la lettera a e
lo spirito dei trattati. La esercita, nella burocrazia di Bruxelles e negli
organismi politici collegiali, in virtù del’asservimento volontario di una
ventina circa di paesi membri. Ma nulla è di obiettabile alla capacità politica
di Angela Merkel di progettare e dare soluzioni ai problemi che emergono: è
solo capacità politica..
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