mercoledì 21 ottobre 2015

Costano caro le banche tedesche

“Le inefficienze nelle ordinarie procedure di gestione dei dissesti bancari… negli anni scorsi hanno costretto numerosi paesi, sia in Europa sia a livello globale, a destinare risorse pubbliche ingenti in favore di banche in difficoltà. Voglio sottolineare che l’Italia non è tra quei paesi, nonostante l’evoluzione assai sfavorevole della nostra economia negli anni scorsi. In base ai dati pubblicati sia dall’istituto di statistica europeo (Eurostat) sia dalla Bce , da noi gli interventi pubblici sul mercato del credito non hanno generato costi per lo Stato, ma un flusso, pur contenuto, di ricavi netti positivi sotto forma di interessi e commissioni. Al contrario, in molti paesi esteri gli interventi dello Stato a sostegno del sistema bancario hanno determinato per la finanza pubblica e per i cittadini oneri assai cospicui, pari al 5,0 per cento del pil in Spagna, al 5,5 nei Paesi Bassi, all’8,2 in Germania, a oltre il 22 in Grecia e in Irlanda. Il volume dei trasferimenti in favore delle banche è stato assai elevato anche negli Stati Uniti e nel Regno Unito. A titolo di esempio, è possibile calcolare che se in Italia fossero stati effettuati interventi in rapporto al Pil pari a quelli della Germania, l’onere a carico delle nostre finanze pubbliche sarebbe ammontato a 130 miliardi di euro”. Senza contare l’uso dei fondi europei, molto maggiore.
Ai deputati della Commissione Finanze, ai pochi che hanno ascoltato il vice-direttore generale della Banca d’Italia Fabio Panetta, al seminario sull’applicazione delle nuove normative in caso di crisi bancarie (per primi pagano azionisti e correntisti), le cifre non hanno fatto senso. Ma danno un’idea precisa di come si regola l’Europa.

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