venerdì 9 ottobre 2015

È truffa anche alla Deutsche Bank

Non ha pace Deutsche Bank, la più grande banca tedesca, forse la più grande d’Europa. Col terzo “scandalo” in un quinquennio. Partecipazioni sopravvalutate, crediti inesistenti o inesigibili, supercompensi agli amministratori, e contenziosi miliardari ancora aperti, tra questi la vendita di derivati agli enti locali in Italia. Per una perdita netta di 6,2 miliardi contabilizzata al terzo trimestre. I precedenti “scandali” erano stati attribuiti alla gestione avventurosa di Josef Ackerman, per l’occasione ribattezzato “lo svizzero”, che proiettava la grande banca sugli “affari” (la speculazione), e alla gestione miope dei suoi successori, che avevano riqualificato la banca sul retail. Miopissima, se non ha evitato ad aprile una multa di due miliardi e mezzo dalle autorità di Borsa di New York e Londra, per la manipolazione dei tassi (Euribor, Libor, Tibor), sia per i prestiti tra banche sia per i mutui alla clientela.  
Per queste e altre attività arrischiate Deutsche Bank aveva accantonato due anni fa tre miliardi. Che però non sono bastati. Da qui il rosso record di 6,2 miliardi imputato al bilancio 2015.
A questo punto della storia la conclusione è che non si tratti di errori o eccessi di management ma di modi d’essere, di concepire la banca. Le intercettazioni americane a corredo della condanna sono disarmanti: traders di ogni bordo ricorrevano per le loro transazioni adulterate  a Deutsche Bank sicuri di trovare appoggio, senza mai un rifiuto o una contestazione. “I dipendenti di Deutsche Bank hanno effettuato su ampia scala manipolazioni dei tassi benchmarck per ottenere guadagni finanziari”, rilevava in aprile nella sentenza di condanna il giudice americano. Guadagni non per i dipendenti, naturalmente, siamo tedeschi, ma per la banca.
Come ora per Volkswagen, la pratica truffaldina è stata interamente riversata sui dipendenti, che non protestano - forse perché retribuiti o garantiti con soddisfazione in altro modo. A commento della sentenza di aprile, DB assicurava: “Nessun membro del Consiglio di Gestione di DB (attuale o passato) è coinvolto o era a conoscenza della condotta inappropriata dei trader; DB ha messo in atto provvedimenti disciplinari e licenziamenti nei confronti dei trader coinvolti nella vicenda e ha significativamente rafforzato i suoi controlli e le procedure”. Procedendo però subito dopo, come ora ha fatto Volkswagen, a rimuovere tutti gli amministratori e i consigli di gestione.


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