C’è una mamma per i bambini di due,
anche tre famiglie: tre, quattro, anche cinque bambini. Ci sono papà e mamma
per un solo bambino, un paio, perplessi. E ci sono papà soli, ma questi con un
solo bambino – muti entrambi se è un maschio. Alla proiezione sabato pomeriggio
dell’ultimo film Disney. Un gran cicaleccio com’è ovvio, e all’improvviso anche
la sensazione che il grande ingresso sia agitato da mille mani.
Genitori e bimbi affollano i tre o
quattro banconi di cui si adorna la hall del multiplex. C’è tempo per la
proiezione ma l’attività è ugualmente frenetica per discutere, negare e poi
ordinare secchi grandi di popcorn, con bevande gassate altrettanto grandi nei
bicchieri da asporto forniti di coperchio e cannuccia, riempire bicchieri
trasparenti, di grandezza normale, pescando con la paletta in un’enorme varietà
di bocce di bon-bons, prezzo unico, che si pagano a volume, e scegliere il
ghiacciolo o il megacremino da un vasto banco di esposizione. Ma sono tutti
bimbi magri, perfino esili, niente ipercalorie.
Il mistero si chiarisce dopo seduti. Il
genitore, o uno dei due, sistemato il secchio del popcorn in grembo al figlio,
i bicchieri nei portabicchieri di cui è provvista ogni poltrona, e il cremino
nella mano libera, esce e torna con una bacinella di plastica rossa. Per i
rifiuti, che devono essere molti: la bacinella è grande, da bucato. Una parte dei secchioni del popcorn è già
finito sul pavimento all’ingresso e sulle scale. Dev’essere anche un pubblico
dei quartieri Nord, Parioli, Cassia, che sa spendere senza ingolosirsi: una luce dorata colora
l’anfiteatro, il biondo prevale, di
testine tutte aggraziate, come quelle di Floirs a “Ballarò”, ora “Di martedì”.
La pausa è breve. Il film comincia. Il
cinema chiede di spegnere i telefonini per non disturbare la proiezione. Si fa
il buio in sala. E si accendono gli schermi di smart e i-phone, alla cui luce
gli affannati genitori, piegati in avanti, si concentrano distesi..
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