Nella rivoluzione del 1789 il cittadino
Muré, del club degli Artisti Dramamtici, voleva liberare l’ipocondria con
l’aria compressa: “L’aria compressa porterà aria fresca nelle case e gli
opifici, colerà il bronzo, polirà il rame, segherà la legna, luciderà gli
stivali, rifarà i letti, molirà il caffè e spegnerà le candele: l’aria
compressa ci farà per così dire padroni delle stagioni, dandoci a volontà e
gratis il calorico e il frigorifico!” Ma con l’ipocondria c’è poco da ridere.
Qui un ipocondriaco
“felice” forse posticcio e uno psicoanalista franco-svizzero concordano che l’ipocondria
non è una malattia. Non è neanche isteria, dice Nueburger, è una forma di
ansia. In questi termini va affrontata da terapeuti e ambiente – medici,
familiari, amici: non c’è “medicina” per
una malattia immaginaria, solo comprensione.
Un libro serio,
un manuale di psicologia. Neuburger consiglia “trucchi e astuzie” per capire e
gestire questa che considera una “forma di irrequietezza”. Da eroi del nostro
tempo, si spinge a concedere, che è fatto di incertezza e inquietudine. Un
manuale che però trascura il dato più importante dell’ipocondria: la
cattiveria, l’aggressività.
L’ipocondria è
una forma di egoismo totale, che si traduce nell’aggressione costante all’ambiente
umano che la circonda. Tanto più se la circonda con affetto: è egoistica
e brutale. Tale la dice Lucrezio nel “De rerum natura”: trascorrere l’esistenza
nell’ansia del trapasso è follia, infliggere quest’ansia agli altri è egoistico
e brutale. Non è una malattia perché l’ipocondriaco non ne soffre, anzi ne
gode. È una specie di gabbia con gli aculei, con gli speroni: per far male più
che per difendersi - poiché l’ipocondriaco non vuole difendersi, non vuole
guarire.
La traduzione è
opportunamente sottotitolata “Il libro nero dei malati immaginari”.
Gilles Dupin de
Lacoste-Dr. Robert Neuburger, L’ipocondriaco,
Castelvecchi, pp. 119 € 14,50
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