Il
problema Marino è quello delle primarie. Di come un uomo venuto dal nulla è
diventato candidato del Pd al Comune di Roma, dopo essere stato senatore a lungo
e candidato credibile, il “più credibile”, al vertice del Pd. Chirurgo
stratosferico, con “oltre 250” trapianti di fegato. Ma non si sa. Manager
sanitario, creatore di istituti di ricerca d’avanguardia. Ma chissà. Amico del
cardinale Martini. Forse, forse amico degli amici Ospite sempre in America di
istituzioni universitarie, che invece sono amici o suoi ex protetti. È genovese,
è palermitano? Non è corrotto. Ma da Filadelfia fu allontanato per
false note spese, dall’ospedale dei trapianti. Forse non è nemmeno massone, il
papa dice di no. Molto caratteriale. Poco o nulla ordinato: da sindaco ha nominato
e disnominato assessori e collaboratori a velocità impressionante. Un uomo presente
e assente al contatto diretto: un uomo altrove.
Vederlo
uscire di scena come corrotto è solo specchio della controparte: tra Marino e i
suoi avversari nella stampa romana è difficile scegliere. Una sorte di
“processo Nasi”, che 110 anni fa allontanò dal Parlamento, con un’analoga lista
della spesa, il deputato repubblicano-radicale Nunzio Nasi. Che però era
oppositore di Giolitti, ed era stato ministro della Pubblica Istruzione, quello
che la tolse ai Comuni e la avocò allo Stato, col direttore didattico e lo
status degli insegnanti che ancora in larga parte abbiamo.
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