Il bilancio spagnolo
fuoriesce dai parametri europei – Maastrciht e fiscal compact – ma Bruxelles lo abbuona: il primo ministro spagnolo
è dello stesso partito di Juncker e Merkel, e deve vincere le elezioni tra un mese.
Il bilancio italiano è dentro i parametri, ma si può essere certi che Bruxelles
lo rimanderà indietro un paio di volte (già diffonde dubbi), perché Renzi,
benché democristiano nell’animo, appartiene allo schieramento avverso, che una
volta si chiamava socialista e ora, con Renzi, forse progressista. Il bilancio
francese è da una diecina d’anni fuori norma, ma sta bene così perché è la
Francia – la Francia si suppone governi l’Europa, con la Germania. .
Si fa grande
caso in Italia di “Bruxelles” come normatore europeo. Contro le intemperanze, i
vizi, la corruzione e tutto il peggio, “tipico” dell’Italia. Vige in Italia la regola,
dei vecchi repubblicani e della Banca d’Italia, dell’Europa come “vincolo
esterno” della cicala Italia. Che in molte occasioni è stato equo e opportuno.
Ma non lo è in principio. In principio conta a Bruxelles il fattore potenza,
contano cioè Germania e Francia. In secondo luogo conta il fatore poliirico: le
parentele, le alleanze, le cordate.
La dipendenza peggiore
dell’Italia, unica nel giornalismo accreditato a Bruxelles, è si intendere l’Unione
Europea, foro e un po’ covo di politicanterie, come un governo equanime, al di
sopra delle parti.
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