Elio
Cadelo, decano dei redattori scientifici della Rai, si dev’essere chiesto: se
ci sono andati i vichinghi, senza lasciare traccia, perché non i romani? I
romani antichi, beninteso. Che però qualcosa indietro hanno riportato:
l’ananasso.
Elio
ne ha scritto già una diecina d’anni fa: ci sono ananassi numerosi nella
statuaria romana. Non suscitò echi. Allora si ripropone. Circostanziando la sua
scoperta con tutto lo scibile disponibile: archeologico, astronomico, botanico,
geologico, botanico, cartografico, nautico. In un empito di entusiasmo, si
spinge anzi a sostenere che i romani navigarono “ben oltre la Nuova Zelanda” –
nell’Antartico?
L’ananasso
non è una prova. Un frutto simile,
l’annona, si coltivava nelle zone joniche della Calabria, sotto lo Stretto di
Messina, e probabilmente in Africa. Ma poi l’annona è anch’essa caraibica
d’origine, chissà, in Sud America ha il nome di chirimoya, e quindi l’ipotesi
torna a reggere.
L’astronomo Giovanni Bignami, “scienziato e divulgatore”, argomenta la prefazione: perché no? Cadelo ha più pezze d’appoggio, bisogna dire, dei vichinghi. Noi ci avremmo messo anche la passione della Federazione per la Roma antica, repubblicana e imperiale insieme: Cincinnati, aratri, Campidogli, Senatus Consulti…Il divertimento è assicurato, tutto è possibile: coi vichinghi è un bel duello.
Elio
Cadelo, Quando i Romani andavano in
America, Palombi, pp.317, ill. € 15
L’astronomo Giovanni Bignami, “scienziato e divulgatore”, argomenta la prefazione: perché no? Cadelo ha più pezze d’appoggio, bisogna dire, dei vichinghi. Noi ci avremmo messo anche la passione della Federazione per la Roma antica, repubblicana e imperiale insieme: Cincinnati, aratri, Campidogli, Senatus Consulti…Il divertimento è assicurato, tutto è possibile: coi vichinghi è un bel duello.
Nessun commento:
Posta un commento