Va a ruota libera domenica
Renzi da Fazio sull’onda del facile successo al Senato contro il Senato, e sul
fatto che l’Italia per una volta in dieci anni va in controtendenza
sull’economia europea. Promette tutto a tutti, sembra eccitato, e forse lo è. Fa al conduttore perplesso perfino la legge finanziaria 2016.
Va a ruota libera ormai
ovunque, nelle dichiarazioni estemporanee, nelle conferenze stampa, nei
talk-show dove imperversa, in ogni pizzo televisivo. Si agita, parla senza pause, monotono, senza riflettere, a nessuna
domanda, fa il ragazzone, senza nessun senso del ruolo. A Fazio ha perfino
promesso che assumerà 500 professori all’università, dopo un blocco del
turnover che dura da sedici anni, ma all’estero: i professori stranieri sono
meglio. Ha ancora i media ai suoi piedi, ma di un altro si sarebbe detto: un’enorme sciocchezza.
Fare il bullo è la sua cifra,
la sua scelta di Grande Comunicatore. Ma dopo un anno e mezzo di governo, e dovendo decidere
su due guerre, in Libia e in Siria, la cosa stona: sembra fatto, o ebro, comunque
su di giri. Mentre getta il fondamento della sua prima sconfitta politica, se
Marino farà una lista civica a Roma – e Renzi spinge perché la faccia: con
Marino in lizza, il candidato Pd non andrà al ballottaggio, il Cinque Stelle e Marchini
hanno più chances.
Perdere Roma, quando si apre
la campagna per il voto politico, sarebbe dura. Ma Renzi non se ne cura, fa dire
che il voto a Roma si può rinviare, al 2017 per il giubileo, al 2018 con le politiche. E Milano e Napoli? Se Roma si rinvia
artatamente, il voto ne sarà contagiato: a rischio per il Pd sarebbero anche le altre
due metropoli.
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