Mieli
si esercita sul tema non nuovo della memoria tradita, ma soprattutto sulle sue
manipolazioni. Da parte dei regimi
totalitari del Novecento. Ma anche dei loro oppositori, per esempio Churchill.
E naturalmente prima. Anche da parte del Risorgimento: troppe memorie negate –
troppi briganti e troppi “concorsi esterni in associazione mafiosa”, si
dovrebbe aggiungere. Ma già dagli inizi della nostra storia: quante bugie a
Atene, a Roma. Senza grandi novità - la verità del libro è che la storia la scrivono i vincitori, e che fra traditore e eroe il salto è breve - ma pieno di cose che illuminano l’oggi, la circuizione oggi della pubblica opinione, svelati con rapido tratto. Quasi con rabbia - Mieli, che è stato a lungo influente direttore di giornali, potrebbe dire certamente di più su questo specifico punto della sua controvevrsia.
Il
sottotitolo è “Contro la reinvenzione del passato”, ma l’analisi di Mieli è
piuttosto centrata sull’uso della memoria come arma. Sul presupposto orwelliano che
“chi controlla il presente controlla il passato” (e “chi controlla il passato
controlla il futuro”), che non necessariamente è vero – le dittature sono
finite - ma è ben detto. Più che contro il revisionismo, Mieli è
contro l’uso distorto del passato. Revisionista è in fondo Renzo De Felice,
alla cui lezione Mieli si appella, nei confronti dei tanti miti che
attorniavano il fascismo, specie quelli critici. Lo stesso Mieli indulge a dare
giustizia ai vinti, a ristabilire la verità di certe persecuzioni.
No,
“l’onesto uso della memoria”, al contrario, Mieli vuole “il più valido antidoto
all’imbarbarimento”. Che oggi vede nel complottismo – ma più in generale, va
detto, nell’ordalia internettesca: nella superficialità e la rozzezza più che
nella cattiveria. E in una dilagante mania storica, specie nelle aule di
giustizia: oltre che politici e romanzieri, molti giudici si fanno in tribunale
anche storici, magari con consulenti stipendiati.
La memoria, va aggiunto, si tradisce – oltre che essere tradita e manipolata.
Ma, certo, colpevole è soprattutto chi tradisce di proposito. Il tradimento è
labile: chi è colpevole oggi domani è eroico, dice Mieli ma si sa, e naturalmente chi
vince non tradisce. Sotto tiro è la trahison des clercs, dell’intellettuale.Senza il passo lento dello storico, anzi col passo del cavallo degli scacchi, diritto e di sghembo, appigli e esempi esilaranti e terrorizzanti trovando a ogni passo. Dal giudice Imposimato, che scrive libri su Moro e le Br e invia esposti sulle false dichiarazioni di un falso collaboratore di giustia, all’ineguagliabile Ingroia. Fa senso leggere d’un fiato le scemenze di Ingroia e di “Micromega” sullo Stato-mafia.
Paolo
Mieli, L’arma della memoria, Rizzoli,
pp. 430 € 20
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