giovedì 8 ottobre 2015

Se la storia ha l’alzheimer

Mieli si esercita sul tema non nuovo della memoria tradita, ma soprattutto sulle sue manipolazioni.  Da parte dei regimi totalitari del Novecento. Ma anche dei loro oppositori, per esempio Churchill. E naturalmente prima. Anche da parte del Risorgimento: troppe memorie negate – troppi briganti e troppi “concorsi esterni in associazione mafiosa”, si dovrebbe aggiungere. Ma già dagli inizi della nostra storia: quante bugie a Atene, a Roma. Senza grandi novità - la verità del libro è che la storia la scrivono i vincitori, e che fra traditore e eroe il salto è breve - ma pieno di cose che illuminano loggi, la circuizione oggi della pubblica opinione, svelati con rapido tratto. Quasi con rabbia - Mieli, che è stato a lungo influente direttore di giornali, potrebbe dire certamente di più su questo specifico punto della sua controvevrsia.
Il sottotitolo è “Contro la reinvenzione del passato”, ma l’analisi di Mieli è piuttosto centrata sull’uso della memoria come arma. Sul presupposto orwelliano che “chi controlla il presente controlla il passato” (e “chi controlla il passato controlla il futuro”), che non necessariamente è vero – le dittature sono finite -  ma è ben detto.  Più che contro il revisionismo, Mieli è contro l’uso distorto del passato. Revisionista è in fondo Renzo De Felice, alla cui lezione Mieli si appella, nei confronti dei tanti miti che attorniavano il fascismo, specie quelli critici. Lo stesso Mieli indulge a dare giustizia ai vinti, a ristabilire la verità di certe persecuzioni.
No, “l’onesto uso della memoria”, al contrario, Mieli vuole “il più valido antidoto all’imbarbarimento”. Che oggi vede nel complottismo – ma più in generale, va detto, nell’ordalia internettesca: nella superficialità e la rozzezza più che nella cattiveria. E in una dilagante mania storica, specie nelle aule di giustizia: oltre che politici e romanzieri, molti giudici si fanno in tribunale anche storici, magari con consulenti stipendiati. 
La memoria, va aggiunto, si tradisce – oltre che essere tradita e manipolata. Ma, certo, colpevole è soprattutto chi tradisce di proposito. Il tradimento è labile: chi è colpevole oggi domani è eroico, dice Mieli ma si sa, e naturalmente chi vince non tradisce. Sotto tiro è la trahison des clercs, dell’intellettuale.Senza il passo lento dello storico, anzi col passo del cavallo degli scacchi, diritto e di sghembo, appigli e esempi esilaranti e terrorizzanti trovando a ogni passo. Dal giudice Imposimato, che scrive libri su Moro e le Br e invia esposti sulle false dichiarazioni di un falso collaboratore di giustia, allineguagliabile Ingroia. Fa senso leggere d’un fiato le scemenze di Ingroia e di Micromega sullo Stato-mafia.
Paolo Mieli, L’arma della memoria, Rizzoli, pp. 430 € 20

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