Dio – Non è un
sentimento: “Dio è certamente essenziale ad alcune religioni, come il Re è essenziale
al gioco degli scacchi. Ma le cose importanti in qualsiasi religione, e
certamente le idee più importanti della religione cristiana, non derivano dalla
nozione di Dio”. T.S.Eliot ribalta in una recensione-saggio finora inedita una
serie di credenze comuni.
È
la recensione a due volumi di Alfred North Whitehead, “Science and the Modern
World” e “Religion in the Making”, due lezioni Lowell che il matematico
filosofo di Cambridge aveva tenuto a Harvard nel 1925 e nel 1926. La nota, di cui la “New York Review of Books” anticipa
la pubblicazione, la prima in volume, il terzo delle opere complete in otto
volumi, doveva uscire, proposta da Eliot, sul terzo numero di “The Enemy”, la
rivista di Wyndham Lewis, nel 1927, sotto il titolo di “The Return of Foxy
Grandpa” – un personaggio dei fumetti a strisce quotidiane in cui il nonno ha
sempre la meglio su due inventivi nipoti. Il terzo numero di “The Enemy” uscì
poi nel 1929, senza la recensione. Che però è rimasta negli archivi della
rivista, pronta in bozze.
Eliot
aveva forse cambiato idea sulla risposta a Whitehead: a Edmund Wilson, che
gliela aveva chiesta per “The New Republic” negli Usa, rispose che voleva
rivederla. È una nota atipica, di un n
Eliot
formidabile polemista, pieno di ironia. Innalza Whitehead a varie altezze, per
una serie di smash imprendibili. Finisce comparando
sfavorevolmente i “soporifici elisir del professor Whitehead” con Babbitt, il
teorico poco credibile del Nuovo Umanesimo.
L’argomento
di Eliot però non è semplicistico. È contro la religione intesa come sentimento religioso – quello che oggi
si sente diffuso, insieme pietistico e irridente, in televisione: “Ci fu un
tempo quando le parole “cristiano”, “ateo” e “agnostico” significavano qualcosa
di definito. Se devono continuare a significare qualcosa di definito, allora un
quarto termine deve essere inventato per la larga classe di persone che include
il professor Whitehead. Sono “religiosi”, senza attenersi a nessuna
religione…”. A questa forma di religiosità oppone il teologo T.E.Hulme:
“Pochissimi dopo il Rinascimento hanno realmente capito il dogma, certamente
pochissimi all’interno delle chiese in anni recenti. Se sembrano
occasionalmente perfino fanatici sulla lettera del dogma, questo è solo l’esito
secondario di una fede in realtà fondata sul sentimento. Certamente nessun umanista
potrebbe capire il dogma. Tutti chiacchierano su questioni che sono al paragone
nozioni abbastanza secondarie - Dio, Libertà e l’Immortalità”.
Una
nozione restrittiva o larga di Dio?
Futuro – È un passato.
E più nell’apocalittica, fantascienza compresa. È un futuro anteriore. L’altro
è lasciato ai profeti. Cioè sempre all’immaginazione, ma a una non legata
all’archivio.
Heidegger Un politicante –
la passione politica ha avuto sempre vivissima? Al fondo lo è, un Marx di
destra, autoritario, seppure non dichiarato.
Lo
ha scoperto Buber (“Validità e limiti del principio politico”, 1953), in tre
mosse: 1) “Il carattere assoluto dell’essere è ormai nella nostra epoca fuori
discussione”, 2) “La relativizzazione dei principi più elevati, oggi così
caratteristica e frequente, si è arrestata davanti al principio politico”, 3)
“Il pragmatismo, che sta alla base della relativizzazione, ha sostituito la
fase individuale… con la sintesi collettiva. La verità non è più quella che è
utile all’io, bensì quella che serve
a noi”. Collettività è il
proletariato in Marx, il popolo in Heidegger. Entrambi derivati da Hegel:
“Anche l’esistenzialismo di Heidegger ha le sue radici.nel pensiero di Hegel…
Come per Hegel la storia del mondo è il processo assoluto attraverso cui lo
spirito raggiunge l’autocoscienza, così per Heidegger l’esistenza storicizzata
è la luce che illumina l’essere”.
Con
una conseguenza poco conseguente. Per Marx e Heidegger non esiste la possibilità
che il tempo non sia un ente finito, autosufficiente e autonomo, e non
ritengono affatto che ogni tentativo di pensarlo come tale si esponga in realtà
all’assurdo: “L’assolutizzazione del tempo storico e della storia può portare
il filosofo eccessivamente calato nel proprio tempo ad attribuire lo stesso
carattere assoluto, che sconfina nella possibilità di determinare il futuro,
alle istituzioni di potere dello Stato. Il fantasma del successo può così
salire sul trono divino del potere assoluto”. Heidegger poi Buber a sorpresa lega
a Jakob Grimm, il fratello che scrisse la “Deutsche Mythologie”. A proposito di
Hegel “che scrive: «Lo Stato, la patria, costituiscono una comunanza
dell’essere», Jakob Grimm è riuscito ad avere in proposito una visione più
naturale”. E Heidegger con lui: “Dal punto di vista concreto, nella vita
vissuta, egli specifica una importante singolarizzazione, che rimanda ai miti
primitivi, nei quali la creazione del mondo è raccontata come creazione del
piccolo territorio di appartenenza della tribù”
Ma
non lo è chi non lo veda, se lo legge – il filosofo del Volk.
È
un hegeliano. È Hegel che ha il “popolo”, in chiave primo Ottocento (coi
romantici, Michelet e altri), lo “spirito del popolo”, che “si pensa e si vuole
divino”, e “Dio nello Stato”, il “Dio
reale”, che si realizza nella conoscenza, nel “popolo”.
Marx - Un apocalittico.
Contabile minuto, preciso, inappellabile, e tuttavia profetico senza scmapo:
apocalittico – il profeta si distingue per proporre futuribili e non per
asserirli.
È
anche antiumanista - più radicalmente di Heidegger, p.es.: non c’è soggetto nella
sua storia..
Messaggio – Si rivolge a
determinate persone, in determinate circostanze, a determinati fini: è
contestuale. Anche quello religioso: si riferisce sempre a circostanze
specifiche. Nasce da qui l’ermeneutica.
Storia – È
contestuale. Fuori contesto può essere qualsiasi cosa. Napoleone ha cominciato
la carriera in Egitto, ma lì non è visto come in Europa – se non tra gli
europei di Ghezira e di Alesandria. Si prenda il Mosè della Bibbia e un Mosé
egiziano – tanto più se il vero Mosè era
egiziano, come Freud e altri illustri studiosi ebrei vogliono:
sicuramente non sarà lo stesso.
zeulig@antiit.eu
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