Animalità
–
Rientra nel disegno divino. Da qualche tempo portata a problema, dai neo
scolastici e da Derrida, che ne rimproverano il misconoscimento a tutta la
filosofia “occidentale”, da san Tommaso a Heidegger, è naturalmente nella
cosmologia platonica, della “partecipazione. Ma anche nella Bibbia, nella
creazione e nell’attesa dell’Incarnazione.
È problematica moderna in senso confusamente
egualizzatore - negatore delle specificità. Volendo nuove frontiere e aree di
dissoluzione sempre più vaste per il “soggetto”. Un nonsenso.
Colpa
–
È anche felice – non solo nel masochismo. Per il cristiano, e anche per lo psicoanalizzando.
Angelicamente, prima di travasarsi diabolicamente
nel masochismo.
La felix
culpa è topos canonico della liturgia
cristiana. Derivato dal preconio pasquale in cui si definisce “beata” la
“colpa” di Adamo, in quanto ha comportato la discesa del Redentore tra gli
uomini. È tema già di sant’Agostino e san Tommaso.
Preconio è l’annuncio solenne in poesia.
Quello pasquale, l’“Exultet” per il quale Mozart avrebbe rinunciato a tutta la
sua musica, si canta la note di Pasqua, per celebrare la vittoria della luce
sule tenebre, preannuncio della Resurrezione.
Complotto
- È
la forma più diffusa di storicizzazione: c’è sempre un aspetto poco chiaro da
mettere in luce. A opera degli storici, ma con gli storici protagonisti. I dilettanti sprovveduti – sono centinaia i
siti internet in cui si teorizzano cospirazioni dietro ogni evento (di ogni
evento si cercano le faglie per montarci su una cospirazione). Ma anche gli
storici professionali – per esempio Tacito e Svetonio nei confronti di Augusto.
Si ritiene una pratica non onorevole e
una falsa concezione del mondo, ma risale alla Bibbia, alla prima tradizione
formativa. È l’esito del sospetto – del dubbio. Ma di più è un esito della
razionalità totalizzante. Ci sono sempre motivi e aspetti non onorevoli negli
eventi: dannosi, camuffati, nascosti, non voluti. Il complotto li esclude.
È alternativo alla stupidità, e alla
casualità. Una forma abnorme di razionalità – o la ragione del piccolo
cabotaggio.
Concorrenza
–
Non è un egualizzatore. È anzi monopolista. Di fatto, non per preconcetto
ideologico – può favorire l’equilibrio ma allora fra oligopolisti.
È surrettiziamente montata a equivalente
della razionalità, e quindi buona e leale. Mentre è all’opposto che opera, di
fatto e nei suoi riflessi psicologici, di sfruttamento delle debolezze. I
soggetti sul mercato sfruttano queste debolezze non perché, o non solo perché,
malintenzionati, venali, criminali. Ma perché questo vuole la concorrenza:
altrimenti qualcun altro lo fa, e chi non lo fa va fuori mercato.
Si mettono le crisi ricorrenti nel conto
dell’avidità, ma allora l’avidità è – deve
essere – il segno della concorrenza. La mano invisibile di Adam Smith è, alla
luce dell’odierno liberismo perfetto che la concorrenza dovrebbe incarnare,
quella dei profittatori, che quando sono livellati invariabilmente riemergono.
L’informazione peraltro è
necessariamente asimmetrica, che dovrebbe livellare la concorrenza. Nello
scandalo Volkswagen, che si porta a prova che la concorrenza alla fine
egualizza le condizioni, il contrario è vero: l’asimmetria dell’informazione è
anzi nel caso perfino doppia, poiché i tecnici e gli esperti del settore,
compresa la concorrenza, sapevano che un certo meccanismo era falso, ma in
qualche modo evidentemente se ne giovavano, poiché non lo denunciavano.
Corpo
–
È tema e materia della mistica. La spiritualizzazione dei corpi e la corporizzazione
degli spiriti è la teologia di Meeister Eckhart - sono la sua premessa all’indiamento, alla
salvezza.
Ma non anche fuori della teologia e la mistica,
e per la stessa scienza? Che altra interpretazione la scienza dà della vita?
Credente
–
È più spesso il “non credente” più del “credente”. Per la fede, o la ricerca
della fede, di tipo sentimentale, direbbe T.S.Eliot, che per questo era
critico. Ma la vera fede è ricerca, mentre l’“uomo di fede”, tra essi il credente, è uno seduto, tra le
certezze, al riparo dal dubbio.
Se per “non credente” s’intende non l’indifferente,
l’agnostico per trascuratezza.
Indiamento
–
È il presupposto e la traccia su cui si muove anche il “non credente”. Combinato
più spesso col tema mistico del nulla umano, che Dio riempie incarnandosi, finendo
per rdivinizzare in qualche modo il soggetto.
Molte sono le strade dell’iter ad Deum, e alcune sono più praticate
dal laico. Per esempio quella di san Buonaventura, che rilancia lo schema platonico
della partecipazione: l’uomo, fatto a
immagine e somiglianza di Dio, è parte dell’assunto che il Divino comprende in
sé tutto il creato.
Leggenda nera – È il genere più diffuso nella
storia, a partire da Tucidide. Anche senza complotto.
È anche
il più facile: di un delitto sarà difficile dimostrare che è stato commesso, ma
è impossibile dimostrare che non è stato commesso. Anche quando si sia
accertata la verità, giudiziaria o storica, delle responsabilità. Il
dubbio sempre “lecito” e – perché non –
doveroso. .
Morte - Per il mistico
è la liberazione e la vera nascita. Come un ingresso alla “vera vita”- “il
mistico si acquista, a spese della vita, una caparra di libertà, dacché la
dipartita gli promette la definitiva evasione dalla spirale di inutilità”
(Giona Tuccini, studioso di misticistica, “Fuoco vivo in carne dolorosa”)
Anche per il non credente. È il non
credente un mistico?
Pubblico – Come platea,
di un oratore, scrittore, artista, è ipotetico. Anche del giornale e dei new
media, anzi ancora più ipotetico. Immaginario, anche se presente e
partecipante. Poiché è indistinto.. E lo resta, per quanto si esprime, o si
agiti per esprimersi,. È l’informe che fa informe l’opinione pubblica.
zeulig@antiit.eu
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