Amore - La coscienza di classe è la tomba
dell’amore, si diceva. Anche la coscienza dei ruoli, del semplice io, tu e io.
Specie nella disattenzione.
Bisogno – Non si lega più
alla mancanza ma al di più – al desiderio”. È l’effetto dell’elevato standard di
vita mondiale che cresce con la globalizzazione. E della dominanza dei modelli
comunicativi commerciali – della pubblicità, meglio detta reclame.
Corpo
-
È il più simbolico – significativo, creativo – dei riferimenti nella poesia e
nei romanzi, nella scrittura creativa. Non solo come funzionalità, ma come
coinvolgimento dei sensi, della percezione. Anche irrelati, all’apparenza, con
la scena o materia evocata-costruita. E tanto più quanto più è slegato dal significato
simbolico del gesto o della materia. Il dito puntato di fra’ Cristoforo può
significare molte cose, in contesti diversi. Il melone che l’adescatore Dimitrij
affetta dopo aver sedotto la cechoviana Anna, giovane e pura, “La signora col
cagnolino”, è giallo e freddo. – Cechov del resto diceva: “Il mio sancta
sanctorum è il corpo umano”.
Destino
–
Ci sarà ma è sempre incerto, nella fabbrica in
progress della storia. Si può dire implacabile perché è quello che è
avvenuto.
È peraltro facilmente sopravanzabile.
Per improntitudine (leggerezza), distrazione, stupidità. Per gli stessi motivi può imporsi: a volte si prevale della mediocrità, delle persone e della storia –
per Lutero il destino era tedesco, “speciale” cioè, ma più spesso è volubile e
incomprensibile: un accadimento.
Si
va a volte per strade segnate e non sono rassicuranti, nel destino ci si smarrisce,
mentre eventi improvvisi rassicurano.
Il mondo di Newton era legge e destino,
ora con Einstein è caos e potenza: il destino è adattabile?.
Galileo
– La
fisica meccanica di cui è stato all’origine – in una con la “riforma” di Bacone
- l’avrebbe approvato nella forma corrente (prevalente), semplificata,”riduzionista”?
Non perché era un credente – un creazionista. O non solo: soprattutto perché
non era un meccanicista. Galileo sapeva che l’avanzamento della fisica - le “scoperte”
- l’aveva fatto non perché le lenti erano migliori ma perché aveva saputo
usarle. La scienza del resto si dimette nel riduzionismo fisico o scientifico.
Incomunicabilità
–
È in Kant prima che in Bergman, il regista. Se la cosa in sé è “uguale a x”..
Intercettazioni
–
Sono selettive, tempestive sempre a fini ignoti, e
artefatte. La prova regina è la più manipolabile tecnicamente: accelerazioni,
rallentamenti, tonalità, dimmering, illuminazione,
accentuazione, e poi le trascrizioni. È anche contro ogni idea di prova, che è
un fatto (responsabilità, corpo del reato) e non un’opinione (indizio). Da
strumento investigativo (prevenire il crimine) sono diventate prova regina –
sui giornali e poi anche in tribunale. Fanno il paio con l’altro perno della
giustizia in tribunale, il pentito. Uno che, assicurato dell’impunità, può dire
ciò che vuole. Pilastri di una giustizia cioè tradita – di qualsiasi senso di
giustizia, compreso quello largo, della moralità pubblica.
Si
intercettano del resto più di frequente gli stessi intercettatori tra di loro.
Le Autorità custodi della sicurezza, la giustizia e la verità. A fini di
ricatto. O di più verità, alla Snowden o
Wikileaks, che loro stessi, araldi della trasparenza, selezionano. Oppure di
beffa, perché no.
Sono
strumenti non di giustizia né di verità, ma di segreto. Di selezione dei reati
da punire – di costituzione di masse d’informazione nelle quali pescare per
fini di parte. Servono a orientare le indagini, quando si vogliono per qualche
motivo tentare, o a documentarle selettivamente. Le intercettazioni di per sé
non producono altro, specie quelle in
massa o “a strascico”, che un accumulo di dati di cui opportunamente,
attraverso parole chiave, fare uso al bisogno.
Normalizzazione
–
Fa perno sul pensiero – sull’argomentazione – e non sul dominio o la
repressione. Indirizzandolo a formularsi come domanda-bisogno, a fini comunque
commerciali, utilitari. Attraverso quella che fu definita la persuasione
occulta.
Peter Trawny, “La libertè d’errer, avec
Heidegger”, p. 67, censisce ben otto tipo di normalizzazione della filosofia,
nell’ambito di una “normalizzazione universale nell’unità della tecnica, del
capitalismo e dei media”: sociologico-morale di tipo illuminista,
tecnico.scientifico (analitica, filosofia dello spirito), pratica, della
“saggezza asiatica”, del “rifiuto dell’integrazione”, della dialettica
anti-tecnicocapitalistica, cristiana della “correzione”, e universitaria (la
meno conformista malgrado tutto).
Opinione
pubblica –
Il “pubblico” nel senso tradizionale di borghese e critico oggi sarebbe piuttosto
da intendersi di massa e passivo. Permeabile a ogni sorta di concetto, purché
inesatto. E più al falso. Anche dichiaratamente falso. Per un linguaggio che si
vuole veritiero in quanto oltraggioso, seppure insignificante.
La rapida sparizione del giornale e del giornalismo,
organismi principi dell’opinione pubblica, ne è un effetto – ma anche una delle
cause, una sorta di suicidio del giornalismo.
Società
aperta
– Il modello attuale, che più sembra esprimere il modello di Popper, è quello
più chiuso. Aperto cioè al segreto. Sotto forma di pubblicità, di denuncia del
segreto stesso, ma allora a opera di un segreto “superiore”. È l’effetto società aperta
così come ora è concepita: una serie di caselle-fortezze presunte
inattaccabili, l’una che controlla l’altra. Una società di segreti, cioè, più
raffinati o segreti degli altri. Una società aperta piena di ombre:
Storia - Signor
contadino, chiedeva La Pira ,
il sindaco santo, la stagione la fa lei? La storia ha le sue stagioni.
Si dice conoscere, o riconoscere. Una
fisiognomica. Ma gli uomini somigliano più al loro tempo che ai loro padri,
secondo Voltaire.
Vangelo – La sua forza
è l’imprevedibilità, è stata storicamente - le
cose implausibili riescono semplici, perfino ovvie. Un non violento che vince
il mondo - benché figlio di Dio - con i miracoli, la morte innecessaria, con supplizio aggiunto, e il rifiuto delle donne,
mamma compresa, per una congrega d’uomini plebei, più stupidi che ignoranti,
tra adolescenza e maturità - Giovanni doveva avere quindici anni, Pietro sui quaranta.
zeulig@antiit.eu
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