“È vero che molti oggi, anche cristianelli annacquati,
posano a fieri censori di coloro che si
occupno di vita pubblica; e definiscono la politica una sentina di mali, un elemento
di corruzione, uno scatenamento di passioni; e quindi da starne lontani”. È Scalfari
che ha ritrovato la ragione? No, don Sturzo novant’anni fa, nel 1925 ancora non
esiliato.
I “pensieri” di don Sturzo, di cui è d’uso farne
estratti, altrimenti l’opera è illeggibile, e questa raccolta di Gabriele De
Rosa vent’anni fa è forse la più curata, non brillano. Ma nella loro ordinarietà
colpiscono oggi per essere sempre al punto – oggi che la politica si fa al mercato,
tra chi ha la voce più intonate e la battuta facile. Otto anni dopo, in pieno
fascism, da Barcellona il creatore del partito Popolare, la moderna Dc, rifletteva:
“La vita pubblica ha per base la giustizia; senza di essa non si regge nessuno
Stato e nessuna organizzazione politico-morale”.
Nula di trascendentale, ma un senso confortante della
politica. Che misura l’abisso nel quale l’Italia è stata – e si trova - precipitata
dalla giustizia politica.
Luigi Sturzo, Coscienza
e politica
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