martedì 17 novembre 2015

Alla guerra coi cori

Si sfogliano con tristezza i giornali del dopo-Parigi. Non tanto per le vittime quanto per se stessi: dove siamo, chi siamo, dove andiamo? Cori, giuramenti, fiaccolate, marsigliesi, esecrazioni, molte, arresti a strascico, a caso, reti, chat e forum commossi, “non prevarranno”, e  bandierine bianche. Candide? Probabilmente sì, ma di innocente stupidità.  
Le “testimonianze” sono “ben scritte”, le foto lusinghiere di scorcio, le storie strappalacrime, senza freno gli scoppi di generosità e volontariato, e manifestazioni a iosa, tutte spontanee naturalmente, di politici in fila per la foto, con le gerarchie note, tra paesi e tra politici. Tutto un compiangersi addosso. Nel segno sempre della tolleranza, del dialogo. Che è un estratto d’ignoranza - tollerare i violenti è assurdo, ma la stupidità dei buoni sentimenti non ha limiti.
I terroristi sono nazisti, e con questo è detto tutto. La “gente” soffre-gode come i suoi politici,. Che hanno fatto le guerre allegri e altrettanto stupidi. In Afghanistan, in Iraq, alla Siria, con sufficienza, come se fossero a una passeggiata dei soliti buoni sentimenti, per introdurre la democrazia. Come quando si facevano le guerre coloniali per introdurre la buona creanza - sempre la guerra è giusta per gli stupidi: introdurre la democrazia con le bombe, e poi dolersene e andarsene.
Forse lo scoramento è troppo grande per poter fare una sommatoria e un’anamnesi non prevenuta di tutta la stupidità di questo Occidente – non c’è solo l’Europa imbelle, gli Usa di Obama capeggiano la partita. Ma non c’è altro. 

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