Le reazioni a
caldo sono bellicose, ma ci vuole accortezza. Hollande ha sbagliato a
proclamare il bombardamento dell’Is, che forse poi non ha neanche fatto, come
fosse a una partita – il personaggio purtroppo è questo. Lo stesso errore, che
poi il governo ha bloccato, della Marina italiana pronta a bombardare gli
scafisti, cioè la Libia. Bisogna avere un obiettivo, l’arte militare fino a
questo punto è semplice. E bisogna coprirsi le spalle.
Tutti dichiarano
guerra all’Is, non da ora. Ma con le processioni – le sfilate, le
manifestazioni, le dichiarazioni. La realtà è quella che questo sito elencava
due mesi fa
e il 23 maggio:
e anche prima.
Si parta, da
europei, dalla sottrazione della Germania a ogni responsabilità militare. E a
monte dall’impossibilità di varare una Pesc, la politica estera comune e di
difesa. Per la gloriola che ancora domina le politiche francese e britannica,
inconsistente ma perniciosa. Da occidentali si parta dalle ambiguità di Obama,
irretito nei “sogni del padre”, la sua prima e fondamentale (onesta)
riflessione – in realtà “Sogni da mio
padre”, il kenyota islamico sordo a ogni responsabilità.
La reazione all’Is
non può essere per ora che riflessiva.
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