Sono
giovani, sono europei. I terroristi islamici a Londra, Madrid, Parigi e altrove
in Europa sono europei, nati e cresciuti in Europa, in scuole europee e non coraniche.
Qualcuno addirittura digiuno di “Corano”. Ma tutti alla scuola laica, dove il messaggio è in lode del ribelle - comprese le bombe e le sparatorie ai ristoranti, ai teatri, ai cinema, storia europea recente. Del puro di cuore e di mente, contro la corruzione e la dissipazione.
Cercano
anche vittime soprattutto giovani: è impressionante il numero dei giovani uccisi nella carneficina a Parigi. I loro obiettivi, metropolitane, treni, stadi,
ristoranti, sono indistinti, il terrorista ama sparare nel mucchio. Ma l’odio,
se appena si può indirizzare, va soprattutto contro i giovani, a Parigi e negli
attentati francesi prima di Parigi si vede. È anche una specie di guerra generazionale,
di giovani contro giovani: contro un modello consumistico, si potrebbe concludere con al terminologia vetero
rivoluzionaria, oppure per invidia (disprezzo) etno-classista.
Soprattutto,
però, il terrorismo islamico è una rivolta giovanile di tipo europeo. Da Abaaoud,
o chi per lui, a Curcio indietro a Dostoevskij e all’anarchico secondo
Ottocento-primo Novecento, con le bombe al cinema, il terrorista è lo stesso:
una mente allenata a una sola idea, la società da distruggere. Identica la “geometrica
potenza” in cui si risolve questa ribellione.
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