mercoledì 4 novembre 2015

Intercettiamo, qualcuno pagherà

Il caso Tavecchio è quello delle intercettazioni. Tavecchio è quello che è, uno che pensa di poter parlare ancora liberamente, non corretto. Dando dell’“ebreazzo” a un immobiliarista al quale ha appena consentito un lauto affare, suo probabile amico.
Si è tentato di farne un caso perfino diplomatico, ma il caso è quello di chi ha registrato le telefonate amichevoli. Ha tentato di scroccare soldi a Tavecchio. E poi – molto dopo – è andato a deporre le registrazioni al “Corriere della sport”. Che potrebbe averlo “pagato” per questo – in qualche modo lo ha pagato o pagherà.
Il caso è anche di un giornale nazionale che si presta a simili operazioni. Ma questo non fa più scandalo: i giornali non hanno più dignità, sguazzano nei pettegolezzi. È anche per questo che sono in declino, ma è affare loro.
Tavecchio non è comunque un problema. Sono in tanti, anche al “Corriere dello sport”, a volere il suo post. Lotte burocratiche, non ci riguardano.
Il problema è che non si può più parlare, neanche di sciocchezze. E non nella grande distopia politica del Grande Fratello. No, nelle chiacchiere da bar.
Chiedere se è lecito registrare le conversazioni amichevoli e poi vendersele è inutile. Ci vorrebbe una giustizia per decidere, che invece è parte in causa. Fino a che non verranno intercettati i giudici – altro che Tavecchio! 

Nessun commento:

Posta un commento